Essendo malato di fibrosi cistica il mio primo obiettivo è curarmi per stare bene. Fare sport è la cosa più piacevole nella serie di spiacevoli terapie che la fibrosi cistica impone. Ho praticato nuoto, arti marziali, pallavolo, calcio, basket, ginnastica artistica acrobatica maschile, breakdance. Parkour è il mio preferito. Ho scelto questa disciplina metropolitana perché è un esercizio che mi torna utile tutti i giorni anche per affronatre la mia malattia: eseguire un percorso senza farsi fermare dagli ostacoli, superando le difficoltà attraverso volteggi, salti, scalate, arrampicate, m’insegna a trasformare i problemi in opportunità per proseguire in modo ancora più spedito la corsa verso il mio obiettivo.
“Perché ce l’ho proprio io”, mi dico quando devo ricordarmi di prendere le medicine. Sono più di venti al giorno, quando è tutto sotto controllo, e se ne continuano ad aggiungere per non farmi stare male. Se poi mi piglio un’infezione, capita come l’ultima volta che sono andato in ospedale per una visita: mi ricoverano. La sera mi hanno messo la flebo e per qualche settimana sono dovuto stare lì, con l’antibiotico in infusione per ore e ore.
Le cure e le sperimentazioni mi aiutano a stare bene. I medici dicono che ci sono tante nuove scoperte che potrebbero farci guarire, ma senza i fondi non si arriva a nulla, perché la ricerca fa passi in avanti se ha la materia prima: i soldi. Puoi unirti a quanti sostengono la ricerca, devolvendo il tuo cinque per mille alla Fondazione FFC: per noi guarire è ancora un sogno, per te può diventare la possibilità di realizzarlo.