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18 Novembre 2021

Quali alternative alla riduzione di efficacia di Kalydeco nel tempo

Autore: Romeo
Domanda

Buonasera, prendendo spunto dalle considerazioni in risposta a questa domanda (qui il testo): avendo una mutazione gating (III) e una stop (I), assumendo Kalydeco da qualche anno e avendo notato un calo di efficacia anche nel test del sudore, quali miglioramenti posso aspettarmi nel tempo dai modulatori? Una personalizzazione del dosaggio? Un passaggio a Kaftrio (attualmente non previsto dalle indicazioni AIFA) o altri della Vertex? Un associazione con qualche futuro correttore per le stop? Non vorrei che ci fosse l’evenienza che possa già assumere qualche combinazione migliorativa ma nessuno me lo dice, e intanto la malattia progredisce. Sollevo anche questa considerazione: Kaftrio è certamente somministrabile in caso di una combinazione F508del/mutazione residua. Perché teoricamente non sarebbe somministrabile, almeno empiricamente, a una gating (contiene comunque Kalydeco) accoppiata a una funzione residua (quella stop)? Grazie.

Risposta

La domanda del nostro interlocutore ci ha spinto a considerare gli effetti nella vita reale di Kalydeco. A questo proposito, poiché in Italia il farmaco è stato autorizzato per l’immissione in commercio a spese del SSN nell’aprile 2015, si è accumulata un’esperienza di più di 5 anni di somministrazione continuativa del potenziatore.
Abbiamo raccolto alcune considerazioni sui risultati ottenuti da ricerche cliniche nelle persone che hanno almeno una mutazione di gating e sono state trattate con Kalydeco per un periodo di almeno 5 anni. La domanda cui abbiamo cercato di rispondere è: ci sono evidenze di una riduzione dell’efficacia nel tempo? La risposta di approfondimento è pubblicata nella sezione Commenti degli esperti, a questo link.
Riassumendo, molti benefici del farmaco evidenziati anche nei trial di fase 3 si confermano nella vita reale e soprattutto persistono per una durata di 5 anni. Tuttavia, questo trend è accompagnato da una perdita completa, o quasi, del guadagno di FEV1 ottenuto nei primi mesi. Questo dato è poco comprensibile stante i benefici ottenuti per tanti altri aspetti, compresi quelli microbiologici sulla prevalenza di P.aeruginosa.
Riteniamo peraltro che la perdita nel tempo del guadagno di funzione ottenuto con la somministrazione del potenziatore vada ben considerata per il significato prognostico che ha ogni perdita di funzione polmonare nel tempo.
Non conosciamo a quali aspetti della riduzione di efficacia di Kalydeco fa riferimento il nostro interlocutore, ma i dati raccolti nel medio-lungo periodo confermano che almeno per quanto riguarda la funzione polmonare il farmaco perde efficacia nel tempo. Sono perciò molto realistici e concreti i suoi quesiti.

Crediamo che una risposta possa venire dall’immissione in commercio di nuovi potenziatori della proteina CFTR, di pari efficacia rispetto a Kalydeco, almeno per i risultati ottenuti nei trial di fase 3. Il risultato atteso sarà quello di ottenere nel periodo di 5 anni una ulteriore stabilizzazione della funzione polmonare e perciò un impatto sulla prognosi nel lungo periodo.
Una recente segnalazione evidenzia la possibilità di adattare nel singolo individuo la dose del farmaco modulatore, tenuto conto della variabilità riscontrata negli studi di fase 1 e 2. Questa ipotesi ha bisogno di ulteriori verifiche per identificare il dosaggio ottimale, cioè quello associato a una massima risposta clinica per misure di esito, come il cloro sudorale e FEV1, e a effetti collaterali contenuti.
Crediamo poi che un ulteriore vantaggio possa venire al nostro interlocutore da un trattamento efficace per le mutazioni stop: la ricerca sta approntando le possibili soluzioni per incidere anche su questo gruppo di mutazioni. Kaftrio non è efficace per queste ultime mutazioni e perciò non rappresenta una potenziale futura soluzione.

Dott. Cesare Braggion, Direzione scientifica FFC Ricerca


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