Relazione tra modalità con cui i medici conducono la visita di controllo e aderenza alle cure dei pazienti FC

Relazione tra modalità con cui i medici conducono la visita di controllo e aderenza alle cure dei pazienti FC

In campo psicologico alcune ricerche americane sono molto orientate ad individuare consigli pratici da suggerire per modificare i comportamenti delle persone. Sono consigli che pssono sembrare superficiali agli amanti delle indagini più complesse della psicologia “del profondo”, ma a volte danno risultati molto interessanti. Ne è un esempio questo studio di un gruppo di Cincinnati (1), che si è proposto di capire se c’è una relazione fra le modalità con cui il medico FC svolge la vista di controllo e l’aderenza alle cure dei pazienti e dei loro genitori. Per far questo, hanno aperto “la scatola nera” dell’incontro, del tutto personale e personalizzato, che il medico ha con il paziente in occasione della visita di controllo. Hanno filmato (si suppone con il consenso degli interessati) 30 visite di altrettanti pazienti (in età compresa fra 3 e 12 anni, media circa 7), accompagnati dal loro genitore. Per le esigenze della ricerca, la comunicazione verbale del medico è stata codificata e attribuita a tre categorie fondamentali : 1) la costruzione della relazione, 2) lo scambio di informazioni, 3) la pianificazione delle terapie. Dopo la visita, al genitore è stato chiesto di esprimere la sua valutazione circa la capacità di aderire alle prescrizioni del medico, in particolare per quanto riguardava la fisioterapia, l’aerosolterapia e gli enzimi pancreatici.

Questi i risultati : la visita è durata in media 31 minuti (range 16-55). Il medico ha dedicato il 58% della comunicazione verbale a porre domande e dare informazioni. Il genitore invece ha posto pochissime domande (tempo dedicato in media 12 secondi). Ma le domande poste dal medico erano quasi esclusivamente del tipo “a risposta chiusa”, prevedevano cioè dal genitore un sì o un no. Il resto del tempo il medico l’ha dedicato a costruire la relazione con bambino e genitore utilizzando il metodo delle chiacchiere sociali (24%). E solo il 14% (in media 1.5 minuti!) l’ha dedicato alla pianificazione delle terapie. Incrociando questi dati con quelli forniti dai genitori dopo la visita, si è visto che quanto maggiore era stato il tempo dedicato dal medico alle chiacchiere sociali, tanto minore era la sensazione del genitore di poter efficacemente affrontare l’aerosolterapia e la fisioterapia quando il bambino stava male; quanto più frequenti, nella fase di raccolta delle informazioni, le domande “secche” (quelle con risposta: sì, no), tanto minore il grado di accordo con le prescrizioni. Accordo che invece era più elevato quanto maggiore era stato il tempo dedicato alla discussione del programma terapeutico.

Consigli pratici per i medici da parte degli autori: per raccogliere informazioni usare un maggior numero di domande con possibilità di risposta “aperta” (non solo a monosillabi!); dedicare meno tempo alle chiacchiere sociali e, per costruire la relazione con il genitore e il paziente, ricorrere a strategie più professionali (non viene detto quali ma si lascia capire che esistono); riservare maggior tempo a discutere e chiarire il programma terapeutico. Non vengono espressi consigli per i genitori, ma si potrebbe ricavarne uno: partecipare in maniera più attiva alla visita ponendo un maggior numero di domande. Il vecchio sistema di appuntarsi su di un pezzo di carta che cosa sembra importante conoscere e discutere forse ha una sua (dimostrabile) efficacia.

1) Opipari-Arrigan LC et all “Physician behaviours and determinants of adherence: opening the “black box” of the clinical encounter ” The 24th Annual North American Cystic Fibrosis Conference, Baltimore, Maryland, October 21-23,2010. Pediatric Pulmonology 2010, Supplement 32, p.440

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