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Anna, alla ricerca delle pinze giuste per il DNA

Dietro il microscopio: Anna Cereseto

«Poter intervenire sul DNA, agendo sul motore dell’essere umano, è uno spettacolo unico che considero sia lavoro che vera passione. Vorrei che tanti brillanti ricercatori italiani potessero tornare in Italia grazie a fondi per la ricerca come quelli FFC.»

La professoressa Anna Cereseto è un modello non solo nel suo campo di studio, ma anche per l’abilità, acquisita attraverso l’insegnamento, l’esperienza all’estero e diversi Ted Talks, di condividere e divulgare in maniera comprensibile, anche in contesti extra comunità scientifica, il lavoro di ricerca portato avanti con il suo team al CIBIO (Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata) di Trento.

Una passione di Anna, la montagna

«Sono felice di questa intervista perché la scienza, come la pandemia ha dimostrato con diversi errori, deve parlare alla gente, per informare e tranquillizzare: è necessario rendere fruibile quello che facciamo alle persone. Sono loro i cosiddetti “tax payers”, i contribuenti che ci danno effettivamente l’opportunità di lavorare».

Laureata in Scienze Biologiche nel ‘90 presso l’Università di Genova, ha svolto anche un periodo di studio a Charlotte, NC, USA. Convinta sostenitrice delle esperienze all’estero (ma ancor più del successivo rientro in Italia), ha trascorso negli Stati Uniti dieci anni, al National Institute of Health (NIH) vicino a Washington prima, e al Mount Sinai School of Medicine a New York poi. Rientrata in Italia è stata all’Istituto Superiore di Sanità a Roma, presso l’ICGEB di Trieste e ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Pisa, prima di approdare a Trento, un luogo che le permette di vivere un’altra sua passione, la montagna, a stretto contatto con la natura. Oggi lavora al progetto FFC#3/2019 “Sfruttare la tecnologia CRISPR/Cas9 per neutralizzare il difetto CFTR-F508del”.

 

Ma come si spiega una ricerca così complicata a chi non sa nulla – o quasi – di scienza?

«Ho due bambini, il primo allenamento per semplificare quello che faccio. – racconta – Dico che il nostro organismo è fatto di macchinari comandati dal motore, il DNA. Questo dà i comandi, a noi come a ogni essere vivente, sia esso una rana, una formica o una pianta. Il DNA è così importante che quando non va una sola rotella, tutto funziona male. Io cerco il modo di aggiustarlo. Abbiamo a disposizione da qualche anno un potente strumento (CRISPR) e lavoriamo per perfezionarlo. In pratica per ora abbiamo la pinza, ma dobbiamo farla arrivare al posto giusto». Alzando un po’ l’età dei destinatari della spiegazione, per Cereseto l’esperienza dei Ted è stata sì “un po’ un trauma”, ma positiva: «È una prova difficile per noi scienziati, abituati a parlare nella nostra lingua. Pensiamo di rendere la nostra ricerca banale, ma si tratta di fatto di renderla semplice. Non va più trascurata questa parte di condivisione con la gente».

Anna Cereseto e il suo team di lavoro al CIBIO

La ricerca sul genome editing, accelerata poi con CRISPR (dal 2012), si è orientata, tra le malattie genetiche, sulla fibrosi cistica a causa della sua frequenza elevata e perché il funzionamento si sposa con il potenziale di questa tecnologia. «Umanamente, però, ho davvero capito il valore del mio lavoro dopo la pubblicazione su un quotidiano – incauto – di un articolo dal titolo eccessivamente trionfalistico» racconta. «Per giorni, a valanga, mi sono arrivate lettere incredibili, toccanti, biglietti scritti a mano, referti. Malati e mamme e papà di malati FC. Venivano anche qui alla porta dello studio. Con il mio team ci siamo dati da fare per rispondere a tutti, ci ha scossi, ma ci dà una costante motivazione a lavorare con passione».

Anna Cereseto con i suoi studenti

Anna Cereseto ha fortemente voluto rientrare in Italia per continuare a fare ricerca, «perché penso che debbano esserci ottimi scienziati qui. Vorrei che tanti altri cervelli potessero tornare. Le esperienze all’estero fanno benissimo e le incoraggio tra i miei studenti, ma sarebbe auspicabile per ogni studioso poter stare bene qui e per l’Italia poter viceversa attrarre scienziati da tutto il mondo. I fondi per la ricerca degli Stati Uniti sono impossibili da paragonare, ma già in Europa dovremmo guardare al Regno Unito, all’Olanda e al Belgio. Per fortuna ci sono realtà come Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica che si occupano di temi specifici e sostengono la ricerca e i ricercatori italiani, ma dallo Stato dovrebbero arrivare finanziamenti maggiori, e anche un supporto strutturale alle ricercatrici».

È stato appena assegnato il Nobel per la Chimica a Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, le inventrici di Crispr, la tecnica che taglia-incolla il DNA che usate per la fibrosi cistica. Come commenta il premio?

«Arriva in realtà con poca sorpresa. – commenta subito L’intera comunità scientifica non solo stava aspettando che ottenessero questo riconoscimento, possiamo quasi dire che virtualmente l’avessero già da tempo. La loro scoperta pubblicata sulla rivista Science del 2012 ha letteralmente rivoluzionato campo delle scienze della vita con una molecola CRISPR-Cas che permette di modificare il DNA cellulare, una tecnologia a cui si aspirava dai tempi in cui si è scoperto il DNA, la molecola da cui la cellula riceve i comandi per funzionare. La tecnologia dell’editing genetico con CRISPR-Cas è una tecnologia applicata a diversi ambiti tra cui quello medico scientifico. Già dopo pochi anni dalla sua scoperta si sono rapidamente avviate numerose sperimentazioni cliniche per la cura di malattie causate da alterazioni genetiche. Il lavoro di Charpentier e Doudna ha fornito uno strumento per intervenire sul DNA per correggerlo e ripristinare il normale funzionamento cellulare. Il Laboratorio di Virologia Molecolare dell’Università di Trento al tempo della scoperta di CRISPR-Cas si è subito impegnato a migliorare la precisione della tecnologia per renderla compatibile e sicura per un suo utilizzo in ambito clinico e a sperimentare terapie per la fibrosi cistica. Le famose pinze!».

 

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