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La ricerca è una combinazione di conoscenze: dai batteri della tubercolosi a quelli della fibrosi cistica

Dietro il microscopio: Lanfranco Fattorini

Una chiacchierata con Lanfranco Fattorini. Primo Ricercatore presso il Reparto Antibiotico-resistenza e Patogeni speciali, Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), si occupa di ricerche sull’antibiotico-resistenza nei micobatteri. Entrato di recente nella rete della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica (FFC Ricerca), con il progetto FFC#12/2020 “Nuove combinazioni di farmaci contro le infezioni da micobatteri non tubercolari nella fibrosi cistica”, il dottor Fattorini mette al servizio degli studi sui micobatteri che affliggono le persone con fibrosi cistica (FC) l’ampia conoscenza nel campo della tubercolosi (TBC).

 

Partiamo subito dalla scienza: se dovesse spiegare in parole semplici di cosa si occupa, cosa direbbe?

“Esistono tante tipologie di organismi molto piccoli: virus, batteri, funghi, parassiti… Tra questi, io studio i batteri, degli esseri che misurano un millesimo di millimetro e possono essere osservati con il microscopio ottico. Nel mondo esiste un’infinità di batteri; uno dei più “cattivi” è quello della tubercolosi (TBC) e si chiama Mycobacterium tuberculosis. Ogni anno M. tuberculosis è causa di circa 10 milioni di nuovi casi di TBC e di 1,4 milioni di morti in tutto il mondo.

Per tanti anni le mie ricerche sono state rivolte a comprendere come combattere M. tuberculosis con gli antibiotici. Il 10% delle persone che hanno il micobatterio sviluppano la patologia: si parla di TBC attiva e in questa fase il trattamento con antibiotici è efficace nell’uccidere i batteri. Quando invece M. tuberculosis rimane latente (TBC latente), è praticamente indistruttibile perché gli antibiotici non sono efficaci verso le sue forme “dormienti”, ovvero non replicative. M. tuberculosis vive in maniera latente, cioè senza causare la malattia, in circa un quarto della popolazione globale.

Nel progetto finanziato da FFC Ricerca, il mio team e io cerchiamo il modo di eliminare delle particolari specie di micobatteri, quelle particolarmente brutte che mettono radici nei polmoni delle persone con FC“.

 

Congresso ESCMID, 2011

Come si è sviluppato il suo percorso di ricerca, dalla tubercolosi alla fibrosi cistica?

“Nel 2019 ho scoperto il bando di FFC Ricerca e ho pensato di sfruttare le mie conoscenze applicandole ai cosiddetti micobatteri non tubercolari (MNT). Ce ne sono in particolare due, Mycobacterium abscessus (Mab) e Mycobacterium avium-intracellulare complex (MAC) che causano infezioni polmonari croniche in soggetti con FC. Più approfondivo l’argomento e più pensavo: queste persone non se ne liberano più! Gli MNT, infatti, formano una sorta di pellicola protettiva all’interno dei polmoni, un biofilm, in cui si forma un microambiente senza ossigeno (anaerobio). In questo ambiente, gli MNT non si replicano ma, come nel caso della TBC latente, diventano dormienti e, in assenza di ossigeno, sono molto meno sensibili ai farmaci. In inglese si dice che diventano drug tolerant persisters. Nonostante tanti tentativi e tanti mesi di terapia antibiotica, nessun farmaco funziona su questi batteri. Si potrebbe pensare che con la scoperta della penicillina di Fleming tutti i batteri siano stati sconfitti…  manco per niente!

Quando ho presentato il progetto a FFC Ricerca, il professor Mastella mi scrisse «si occupi soprattutto di trovare nuove combinazioni di farmaci più attive di quelle attualmente in uso». FFC Ricerca ha destinato al progetto prima 52.000 euro e poi ulteriori 70.000 (fino ad agosto 2022). Gli esperti internazionali che valutano con la Fondazione i progetti hanno particolarmente apprezzato l’idea di studiare farmaci già esistenti, non di crearne ex novo, per rendere appunto più fruibili quelli già in uso”.

 

Una carriera nelle malattie infettive: ci dà il suo punto di vista sull’ultimo anno e mezzo di COVID-19?

Io abito a Orvieto e con il treno vado sempre al lavoro a Roma. Nemmeno io mi aspettavo che la pandemia COVID-19 (causata dal coronavirus SARS-CoV-2) sarebbe durata così a lungo e che avrebbe contribuito allo sviluppo di superinfezioni batteriche. Su questo ho scritto anche un articolo. La pandemia è strettamente legata alla globalizzazione, ha la velocità di propagazione tipica del nostro tempo. Eppure non è certo una novità: negli ultimi cento anni abbiamo avuto molte emergenze sanitarie, come l’influenza spagnola, asiatica e suina, l’AIDS, la SARS, l’Ebola, e molte altre. In genere, solo i vaccini sono la soluzione verso le malattie da virus, anche perché gli antivirali, a differenza degli antibiotici, sono pochi. Per sopravvivere i virus variano, mutano, fanno quello di mestiere. Insomma, per il COVID-19 bisogna vaccinare tutti e farlo in fretta“.

 

Quando parla del suo lavoro e della fibrosi cistica, quali sono le domande più ricorrenti che le fanno?

“Sa che non mi fanno domande? Il ricercatore è uno strano mestiere. Ci sono professioni universalmente conosciute: l’avvocato, il prete, il notaio… e grossomodo tutti sanno di che si tratta. Per la conoscenza della lingua inglese e per la ricerca scientifica le TV nazionali non fanno quasi nulla. In Italia non c’è proprio cultura scientifica, come è possibile che uno non si voglia vaccinare? Grazie ai vaccini il vaiolo è stato eliminato e la poliomielite è quasi del tutto scomparsa. Anche per il tetano e la difterite, grazie ai vaccini si registrano sempre meno casi. Viviamo in un periodo fortunatissimo per la salute ma la gente non lo sa“.

 

Nel tempo libero

Dimenticando per un attimo il lavoro, a Lanfranco Fattorini cosa piace fare nel tempo libero?

“Lavori di muratura, perché mi rilassano; mi piace anche lavorare a un impianto elettrico. Recentemente ho fatto un muro lungo 40 metri per proteggere il giardino dagli animali selvatici. Qualche volta gioco a ping-pong con mio figlio. E poi, con mia moglie mi piaceva andare a ballare: balli da sala come liscio, valzer lento, mazurka, tango… Ora non si può fare, ma speriamo di riprendere”.

 

Per lavorare ha dovuto trasferirsi? La ricerca le ha permesso di viaggiare?

“Come tutte le professioni ci sono pro e contro, successi e rinunce. Ho vissuto dieci anni a Roma e ventisei a Orvieto, facendo avanti e indietro, in treno. Non è un gran peso, anzi. Sono stato un po’ in Inghilterra tra il 1988 e il 1989; ho visto 26 nazioni, partecipato a più di 150 congressi. Le mie città preferite sono Parigi e New York; nella prima abbiamo fatto anche il viaggio di nozze, nella seconda sono tornato anche con la famiglia, visitando moltissimi posti, dal palazzo dell’ONU a Ellis Island. Non sono stato in Cina, ma per 11 anni ho avuto l’opportunità di lavorare all’ISS con 6 colleghi cinesi. Mia moglie insegna inglese e ha un gemellaggio in South Carolina, negli USA, quindi in viaggio se la cava sempre meglio lei (ride, nda)!”.

 

Con collaboratori dalla Cina, 2009

Una cosa che la ricerca italiana dovrebbe copiare a un altro paese e cosa invece gli altri ci invidiano?

L’Italia dovrebbe stanziare più finanziamenti per la ricerca, così come avviene per esempio negli Stati Uniti. Sono contento del lavoro con FFC Ricerca perché dà il denaro al team di ricerca e non direttamente all’ente, quindi tutto avviene in maniera veloce e tracciata ed è gestito in modo semplice e trasparente; come dovrebbe essere sempre. Penso che all’estero apprezzino il nostro carattere da “tuttofare”, troviamo più soluzioni, siamo abituati al problem solving”.

 

A oggi, può raccontarci qualcosa sullo stato di avanzamento del progetto? Avete individuato qualche soluzione promettente per gli MNT?

“L’obiettivo del progetto è trovare nuove combinazioni di farmaci antibiotici in grado di sterilizzare, cioè uccidere, in laboratorio i batteri Mab e MAC sia in forma a rapida replicazione (aerobi) sia le cosiddette forme “dormienti” (anaerobie). Nel caso di Mab, dopo molti esperimenti preliminari, ora lavoriamo con combinazioni di antibiotici che sembrano abbastanza promettenti quali bedaquilina, clofazimina, metronidazolo, rifabutina, amikacina, claritromicina, moxifloxacina. La bedaquilina è un farmaco anti-TBC scoperto recentemente, la clofazimina è un farmaco per il trattamento della lebbra, anch’essa malattia causata da un micobatterio, il metronidazolo viene usato contro i batteri che crescono senza ossigeno (anaerobi).

Finora abbiamo visto che una combinazione di addirittura 5 antibiotici non riesce a uccidere le cellule di Mab “dormienti” dopo 50 giorni di incubazione. Il che è sorprendente perché, in assenza di antibiotici, le cellule di Mab crescono in 2-3 giorni.

Al momento stiamo provando l’attività sterilizzante di varie combinazioni di farmaci dopo 80-90 giorni di incubazione. In base ai primi dati ottenuti, pensiamo che, come nel caso della TBC, la grande capacità di sopravvivenza dei Mab “dormienti” nel biofilm anaerobio sia il motivo principale per il quale anche dopo mesi di terapia antibiotica i pazienti affetti da FC non guariscono. Speriamo davvero di trovare almeno una combinazione in grado di uccidere tutte le cellule di Mab in 3 mesi”.

 

Lo studio è stato prolungato nel 2021 con il progetto FFC#17/2021 “Nuove combinazioni di farmaci contro le infezioni da micobatteri non tubercolari nella fibrosi cistica”.

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