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17 Aprile 2007

Fino a che punto è utile la determinazione di anticorpi anti-Pseudomonas per diagnosticare precocemente l’infezione e seguirne il decorso?

17/04/2007 - G. M.

Rimane aperta la questione del come accertare precocemente l’infezione da Pseudomonas aeruginosa nei bambini che non espettorano e per i quali quindi le colture eseguite su prelievi di tampone di gola o di aspirato faringeo possono dare risultati falsi negativi. Un tentativo, ancora in discussione, è stato quello di determinare nel siero la presenza di anticorpi anti-Pseudomonas. Tale indagine si basa sul fatto che l’organismo reagisce all’attacco del batterio producendo anticorpi a scopo difensivo: pertanto il rilievo di anticorpi nel siero testimonierebbe l’avvenuta infezione.

Un recente studio multicentrico (1), che ha coinvolto numerosi centri germanici più un centro italiano ed uno austriaco, ha cercato di verificare il comportamento di questi anticorpi nelle prime fasi dell’infezione da Pseudomonas utilizzando campioni di siero provenienti da 375 pazienti CF con ben conosciuto stato microbiologico delle vie aeree.

Sono stati valutati tre tipi di anticorpi diretti contro tre diverse sostanze prodotte dallo Pseudomonas: proteasi alcalina, elastasi ed esotossina A. Preliminarmente gli studiosi hanno definito le soglie di positività confrontando i risultati ottenuti in pazienti con colture batteriche negative per Pseudomonas contro i pazienti con documentata infezione cronica da Pseudomonas.

Sono stati accettati come positivi veri (si parla di “sensibilità” del test), per ciascuno dei tre anticorpi, i livelli che escludessero quasi al 100% i casi falsi positivi (una “specificità” cioè del 97,5%).

Sulla base di questi criteri, il 43% dei pazienti con iniziale infezione da Pseudomonas aeruginosa risultava positivo per almeno uno dei tre anticorpi. Seguendo i pazienti nel tempo, si è visto che nei soggetti, positivi per gli anticorpi, che eliminavano dalle vie aeree lo Pseudomonas a seguito di trattamento con aerosol antibiotico gli anticorpi stessi diminuivano di livello, mentre i livelli aumentavano nei soggetti nei quali era fallito il tentativo di eradicazione del batterio.

Gli autori dello studio concludono suggerendo che la determinazione di anticorpi anti-Pseudomonas nel siero non aiuta a prendere decisioni terapeutiche in caso di prima infezione da Pseudomonas (ben il 57% di tali casi infatti mostravano un risultato anticorpale negativo) ma che l’esame può essere utile per monitorare il decorso dell’infezione ed eventualmente per rendere più frequenti le colture batteriche ed aggiustare le terapie antibatteriche nei casi che continuano a mantenere livelli significativi di anticorpi.

A nostro avviso, questo approccio anticorpale non risolve le difficoltà di diagnosi della prima infezione da Pseudomonas, specie nei bambini che non espettorano. Tuttavia la combinazione di ricerca anticorpale e di ripetizione ravvicinata di colture batteriche (di cui vanno anche riconosciuti i limiti: vedere anche i commenti al lavoro di Taylor L et al. su questo sito), sia prima che dopo terapie cosiddette “eradicanti”, rimane la strategia di compromesso che va aggiustata caso per caso.

1) Ratjen F, et al. Dagnostic value of serum antibodies in early Pseudomonas aeruginosa infection in cystic fibrosis patients. Pediatric Pulmonology. 2007;42:249:255