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16 Febbraio 2015

L’esposizione a polveri fini (PM2,5) può contribuire all’acquisizione di Pseudomonas aeruginosa?

Dott. Natalia Cirilli, Centro Regionale Fibrosi Cistica delle Marche, Ancona

L’esposizione fin dalla nascita a polveri fini inquinanti (microparticelle PM2,5) sembra essere significativamente associata a una precoce acquisizione dello Pseudomonas aeruginosa nei bambini affetti da fibrosi cistica

PM (Particulate Matter) è il termine generico con il quale si definisce un mix di particelle solide e liquide (particolato) che si trovano in sospensione nell’aria. Il PM può avere origine sia da fenomeni naturali (processi di erosione del suolo, incendi boschivi, pollini) sia da attività umane, come il riscaldamento domestico o il traffico automobilistico. Esiste inoltre un particolato nell’atmosfera che si genera per reazione di altri inquinanti per formare solfati, nitrati e sali di ammonio.

Gli studi epidemiologici hanno mostrato una correlazione tra le concentrazioni di polveri in aria e la presenza di malattie croniche respiratorie (asma, bronchiti, enfisemi). Inoltre, le polveri sottili agiscono da veicolo per sostanze ad elevata tossicità (idrocarburi policiclici aromatici, derivati soprattutto dal traffico di veicoli, fumo di tabacco, incenerimento di rifiuti). Nel complesso di particelle che costituisce il PM sono quelle di dimensioni più piccole che costituiscono maggior pericolo per la salute umana, perché possono penetrare in profondità nell’apparato respiratorio; è per questo motivo che viene attuato il monitoraggio ambientale di quelle che hanno dimensione inferiore a 10 micron e quelle finissime inferiori a 2,5 micron (rispettivamente PM10 e PM2.5).

Gli autori di questo studio hanno messo in relazione i dati di 3.575 bambini FC (di età inferiore ai 6 anni) estratti dal registro FC americano (dal 2003 al 2009) con l’esposizione, fin dalla nascita, a polveri fini (PM2,5). L’esposizione a PM2,5 derivava dalle stazioni di monitoraggio ambientale poste ad una distanza variabile dalla residenza del bambino (10, 30 e 50 miglia, in media 30). Il 48% dei bambini inclusi nello studio acquisiva (cioè veniva per la prima volta rilevato) lo Pseudomonas aeruginosa (PA) ad un’età mediana di 15 mesi, erano prevalentemente femmine, di razza non bianca e con mutazioni severe (classe I e II). Il 75% risiedeva in aree urbane, il 13% in vaste aree rurali, il 6% in piccole aree rurali ed il 6% in aree isolate. La concentrazione media di PM2,5 è risultata compresa tra 12,1 e 12,3 microgrammi/m3 a prescindere dalla distanza della centrale di monitoraggio dal domicilio del bambino. La concentrazione di PM2,5 è apparsa lievemente maggiore nei bambini che avevano acquisito PA nel periodo di osservazione rispetto a quelli che non l’avevano acquisito. Ma il dato più rilevante è stato l’andamento dell’associazione fra Pseudomonas e PM: con l’aumento di PM aumentava il rischio di acquisire Pseudomonas, in particolare ad un aumento di 10 micrgrammi/m3 di PM era associato un aumento del 24% del rischio di acquisire il batterio.

Quali meccanismi potrebbero spiegare questi risultati? Le polveri sottili potrebbero accentuare l’infiammazione cronica polmonare nei bambini FC, diminuire le difese naturali contro i germi e aumentare l’esposizione a radicali liberi di ossigeno (prodotto dello stress ossidativo).

Questo studio è stato condotto su vasta scala, ha utilizzato i dati raccolti su 7 anni ed ha considerato l’esposizione alle polveri fini fin dalla nascita. Ha però alcune debolezze: ha considerato l’effetto solo delle polveri ultrafini (cioè PM2,5, e non di quelle con dimensioni intermedie come PM10-2,5), non ha avuto modo di tener conto della reale esposizione individuale perché si è basato solo sulla distanza dalla centrale di monitoraggio dell’aria ambiente. Inoltre, in questi bambini la presenza di Pseudomonas era per la maggior parte dei casi diagnosticata attraverso tampone orofaringeo, che sappiamo avere limitata sensibilità (cioè tende a diagnosticare come privi di Pseudomonas un certo numero di casi in cui invece è presente).

Infine, lo studio non ha tenuto conto dell’esposizione ad altri inquinanti nell’ambiente domestico come il fumo di sigaretta o altre variabili possibilmente influenti, come temperatura ed umidità. La correzione di questi limiti conferirebbe ancora più forza allo studio. Comunque, si può dire che questa è la prima ricerca su vasta scala che indaga gli effetti a lungo termine delle polveri fini sull’acquisizione di PA nei bambini FC e sembra confermare che la qualità dell’aria sia un fattore importante per la salute dei nostri polmoni, compresa quella dei malati FC.

1. Psoter KJ, De Roos AJ, Mayer JD, Kaufman JD, Wakefield J, Rosenfeld M. Fine Particulate Matter Exposure and Initial Pseudomonas aeruginosa Acquisition in Cystic Fibrosis. Ann Am Thorac Soc. 2015 Jan 16. [Epub ahead of print]