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15 Ottobre 2014

Lo stato di portatrice sana FC non influisce sul successo delle tecniche di riproduzione assistita

G. Borgo


Qual è il problema

Si sa che le mutazioni del gene CFTR influiscono negativamente sulla fertilità di uomini e donne con malattia FC. L’effetto è chiaro nel maschio, in cui nella maggioranza dei casi si ha atresia dei dotti deferenti e azoospermia; più variabile e sfumato nella donna, dove è più frequente un quadro di ipofertilità attribuito a varie cause. Il malato, maschio o femmina che sia, ha ereditato due mutazioni del gene CFTR ed è per questo che ha manifestazioni di malattia. La presenza di una singola mutazione, come è nel soggetto portatore sano, non comporta sintomi. Ma sono in corso ricerche per conoscere l’effetto della singola mutazione a livello di vari organi e in particolare nei confronti dell’apparato riproduttivo.

Che cosa si sa

Alcune ricerche suggeriscono che nel maschio la presenza di una singola mutazione CFTR, accompagnata da varianti particolari del gene, potrebbe essere associata a disturbi minori della spermatogenesi (diversi da quelli dovuti al quadro completo di atresia dei dotti deferenti), quali oligospermia (scarsi spermatozoi) e astenospermia (spermatozoi deboli e poco mobili). Non si sa niente riguardo alle donne portatrici di una singola mutazione CFTR.

Che cosa aggiunge questo studio

Le donne portatrici di una mutazione CFTR che si sottopongono a tecniche di riproduzione assistita hanno gli stessi risultati delle donne non portatrici. Il paragone viene fatto per tutte le varie fasi della procedura: recupero di ovociti, fertilizzazione in vitro, trasferimento in utero di embrione, impianto, sviluppo di gravidanza. Questo dato indica che la presenza di una singola mutazione CFTR non influisce sulla fertilità della donna. Emergerebbero alcune differenze nei risultati a seconda del tipo di mutazione CFTR di cui la donna è portatrice, ma c’è un difetto di numerosità di casistica che rende assolutamente poco valida l’osservazione. Occorrono studi più ampi.

PREMESSE, MATERIALE E METODI

L’uso delle tecniche di riproduzione assistita per il trattamento dell’infertilità maschile e femminile è in aumento. In genere, prima di accedervi la coppia esegue alcune indagini che hanno lo scopo di accertare se sono portatori di anomalie cromosomiche o tratti genetici sfavorevoli e quindi a rischio di avere un figlio con malattie congenite. Tra questi test vi è quello per il portatore sano di fibrosi cistica, che viene eseguito per lo più nella donna. Se la donna risulta portatrice anche il partner viene indagato, perché quella potrebbe essere una coppia di portatori con rischio elevato che l’embrione sia affetto da FC. I medici di un grande centro per il trattamento dell’infertilità di New York hanno pensato di utilizzare i dati accumulati per conoscere se le tecniche di riproduzione assistita hanno gli stessi risultati nelle donne portatrici sane FC rispetto alle altre non portatrici, e capire in questo modo se la presenza di una mutazione CFTR ha qualche influenza sul potenziale riproduttivo della donna. Si tratta di una ricerca retrospettiva che raccoglie i dati dal 2002 al 2013, periodo in cui le donne trattate al centro sono state sottoposte al test genetico con ricerca di un numero variabile di mutazioni CFTR, da 23 a 97. Su un totale di 3.667 donne sono risultate non portatrici 3.555 e portatrici di una mutazione CFTR 112 (equivalente al 3%). Di queste, 59 erano portatrici di DF508, 12 di W1282X, 10 erano R117H, 6 G542X e altre 25 avevano mutazioni varie. La procedura della riproduzione assistita si svolge attraverso un ciclo composto di varie fasi: recupero degli ovociti nella donna sottoposta a stimolazione ormonale, fertilizzazione in vitro dell’ovocita, impianto dell’embrione in utero, sviluppo di gravidanza. Sono stati quindi analizzati i risultati di queste fasi nei cicli effettuati (199) nelle portatrici rispetto a quelli (6420) delle non portatrici. Ed è stata fatta anche un’analisi dei risultati a seconda del tipo di mutazione.

RISULTATI e COMMENTO

L’analisi statistica non ha messo in luce nessuna associazione significativa fra lo stato di portatrice FC e il numero di ovociti recuperati e fertilizzati, il tasso di impianto in utero di embrioni, l’avvio di gravidanza e l’esito positivo con nascita di bambino. Tutti questi risultati sono simili a quelli ottenuti dalle donne non portatrici. Quindi, gli autori suggeriscono che le donne che chiedono riproduzione assistita non devono essere preoccupate se vengono a sapere di essere portatrici sane FC: lo stato di portatrice non ha un impatto negativo sulle loro possibilità di avviare una gravidanza e avere un figlio. E’ una osservazione importante e un messaggio rassicurante. Un aspetto minore della ricerca e cioè il tentativo di correlare i risultati con il tipo di mutazione non porta a nessuna conclusione valida perché la casistica è troppo scarsa. E’ un tentativo interessante dal punto di vista speculativo, fatto nell’ipotesi che i tessuti dell’apparato riproduttivo siano sensibili ad un difetto anche parziale di CFTR più che altri distretti del corpo; e che più la mutazione CFTR incide sulla quantità di proteina prodotta più ci sia rischio di comparsa di effetti anche nella donna portatrice. Questa ipotesi non è confermata nell’uomo e sembra altamente improbabile nella donna, anche alla luce dei risultati di questo studio, ma occorrono ricerche ulteriori.

1. VanWort TA, Lee JA, Karvir H et all “Female cystic fibrosis mutation carriers and assisted reproductive technology: does carrier status affect reproductive outcomes?” Fertility and Sterility 2014, article in press, http://dx.doi.org/10.1016/fertnstert.2014.07.1234