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13 Marzo 2010

Nuova finestra aperta sul trattamento di Pseudomonas aeruginosa multiresistente

G.M.

Sono in gioco i cosiddetti “Peptidi antimicrobici cationici”. In queste nostre rassegne ne abbiamo più volte trattato. Si tratta di piccole molecole di natura proteica, costituite da corte sequenze di aminoacidi, che in forme diverse caratterizzano le difese di prima linea dell’organismo di molte specie animali. L’apparato respiratorio umano ne è pure abbondantemente provvisto. La loro funzione è quella di indurre, attraverso meccanismi non ancora ben noti, la morte dei batteri, soprattutto agendo su bersagli della membrana batterica cruciali per la vitalità dei batteri stessi. Sulla base delle strutture conosciute di alcuni di questi peptidi si è proceduto a sintetizzarne di nuovi cercando di affinarne le caratteristiche e le condizioni per specifiche attività antibatteriche. Da parecchi anni l’interesse della ricerca microbiologica si è rivolto a queste molecole ma ancora non ne abbiamo visto concreta applicazione nella pratica clinica per il trattamento delle infezioni e particolarmente di quelle causate da batteri multiresistenti agli antibiotici tradizionali, quali lo Pseudomonas aeruginosa in fibrosi cistica.

E’ recentissima la pubblicazione su Science (1) di uno studio focalizzato su una nuova serie di peptidi antimicrobici sintetici (peptidomimetici), che hanno dato risultati assai interessanti. Si tratta di uno studio condotto presso l’Università di Zurigo, in cui sono stati sintetizzate numerose molecole sul modello del peptide naturale Protegrina-1, costituite da sequenze di 14 aminoacidi. Due di queste molecole, denominate POL7001 e POL7080, hanno rivelato in vitro una potente azione selettiva contro oltre 100 ceppi di Pseudomonas aeruginosa di provenienza clinica di varia origine e sede (molti ceppi provenienti da pazienti CF e per la massima parte resistenti agli antibiotici tradizionali). Tale azione si è esplicata a concentrazioni bassissime del composto (concentrazioni nanomolari), rispetto a quelle di un antibiotico tradizionale come la gentamicina. Questa attività antibatterica si è rivelata altamente specifica per Pseudomonas, tanto che i due composti sono risultati largamente inattivi contro altre specie batteriche.

Lo studio avrebbe dimostrato che il bersaglio di questi composti è una proteina della membrana batterica esterna, la LptD, che verrebbe inibita dal peptide, impedendone la biogenesi, compromettendo così l’integrità e la sopravvivenza della cellula batterica. Gli autori dello studio hanno ottenuto con questi due composti notevole successo anche in vivo curando l’infezione setticemica da Pseudomonas aeruginosa in modelli animali di topo. Sulla base di questi risultati in vivo, gli autori nutrono forte fiducia che questa nuova famiglia di antibiotici “peptidomimetici” possa diventare presto utile in ambito clinico per combattere l’infezione polmonare in fibrosi cistica sostenuta da ceppi di Pseudomonas aeruginosa multiresitenti agli antibiotici convenzionali.

Un commento molto interessante a questo studio, che consigliamo di leggere, è stato fatto in un editoriale di Alessandra Bragonzi (2), che sviluppa anche i problemi della ricerca per nuove strategie antibatteriche, denunciando come una tale ricerca sia ancora piuttosto carente, anche per lo scarso interesse dell’industria farmaceutica nei confronti di terapie di nicchia, come sono quelle relative ad antibiotici di ristretto e selettivo spettro d’azione.

1. Srinivas N, et al. Peptidomimetic antibiotics target outer-membrane biogenesis in Pseudomonas aeruginosa. Science. 2010;327:1010-13

2. Bragonzi A. Fighting back: peptidomimetics as a new Weapon in the battle against antibiotic resistance. Science Translational Medicine. 2010;2:1-4