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2 Novembre 2016

Il punto sull’utilizzo dei fermenti lattici nei pazienti con FC: revisione sistematica della letteratura

Dr. Laura Minicucci, Centro Regionale Ligure FC, Ospedale Gaslini, Genova

È da tempo riconosciuto il ruolo del microbiota intestinale (insieme di germi parassiti, normalmente colonizzanti l’intestino di tutti i soggetti) nel mantenere una condizione di benessere a livello intestinale e anche di salute generale. Alcuni dei sintomi più frequenti in FC legati al difetto di base della malattia (malassorbimento, alterata mobilità, diarrea, stipsi, ostruzione fecale), possono essere aggravati da una condizione di alterato microbioma intestinale, poiché si viene spesso a creare, anche a causa del frequente utilizzo di terapie antibiotiche, la prevalenza di germi potenzialmente patogeni.
I fermenti lattici (probiotici) sono microorganismi vivi che, quando somministrati in dose adeguata, possono equilibrare la composizione del microbiota intestinale. Essi si sono dimostrati utili nel migliorare i sintomi relativi a patologie intestinali, su base infiammatoria, diverse dalla FC. Negli ultimi anni numerosi studi hanno cercato di raccogliere dati di efficacia e sicurezza sull’utilizzo dei probiotici in fibrosi cistica. Nessuno degli studi pubblicati, però, ha ottenuto risultati sufficienti a dimostrare, con evidenza, l’impatto di questa terapia sui sintomi e sull’evoluzione del problema intestinale e più in generale della malattia nel suo complesso.

Gli autori di un recente studio (1), operatori presso i Servizi di Nutrizione e Dietistica a Melbourne e a Vittoria in Australia, hanno rivisto la letteratura in merito all’argomento e hanno raccolto i risultati riportati in alcuni singoli studi, allo scopo di raggiungere un numero di dati sufficiente a fornire informazioni più approfondite e convincenti sul possibile impiego nelle persone con FC. Sono stati esaminati 275 studi e solo in 9 di questi (289 pazienti in tutto, range di età 2-44 anni) il disegno dello studio e il tipo di dati raccolti sono stati ritenuti idonei per l’elaborazione complessiva dei risultati. Anche nell’ambito degli studi selezionati i pazienti considerati erano differenti per tipo di mutazione CFTR, presenza di colonizzazione cronica da P. aeruginosa, funzionalità respiratoria e presenza di insufficienza pancreatica. Ai pazienti erano stati somministrati probiotici di diverso tipo e dose, per un tempo variabile tra uno e sei mesi. I parametri considerati per valutare l’efficacia della terapia erano stati: calprotectina fecale, che è un marker dello stato infiammatorio intestinale (considerato in 5/9 studi); altri markers infiammatori su feci, sangue ed escreato (5/9); funzionalità respiratoria (5/9); frequenza delle riacutizzazioni respiratorie (8/9); percentuale di assorbimento dei grassi alimentari (2/9); presenza di sintomatologia riferibile a problemi intestinali (2/9); stato nutrizionale (2/9); indici di qualità della vita (2/9); composizione del microbiota intestinale (2/9); aderenza alla terapia prescritta (3/9); comparsa di eventi avversi (3/9). Nell’ambito dei parametri studiati, i probiotici sono risultati significativamente efficaci nel ridurre il valore di calprotectina fecale, suggerendo quindi una possibile efficacia nel ridurre la condizione infiammatoria intestinale. Con minore evidenza, l’uso dei probiotici si è dimostrato associato a una riduzione del numero delle riacutizzazioni respiratorie e a una variazione della flora batterica intestinale con una riduzione dei germi potenzialmente patogeni. Non sono risultate significative differenze associate all’uso di probiotici per gli altri parametri considerati. Non sono stati segnalati eventi avversi.

Discutendo i loro risultati, gli autori stessi commentano che le conclusioni cui giungono sono rese meno valide a causa dell’estrema variabilità delle casistiche e dei parametri indicativi di efficacia presi in considerazione. Di fatto la conclusione circa l’efficacia sulla sintomatologia intestinale si basa su dati molto scarsi, in quanto solo due dei nove studi rivisti la indagavano. Lo stesso dato della sicurezza dei probiotici deriva più dalle esperienze raccolte nella popolazione generale che da dati sufficienti emersi da questa revisione della letteratura FC. Per avere maggiori certezze sarebbero necessari studi seri e di lunga durata, che confrontassero grandi numeri di malati FC con caratteristiche omogenee fra di loro, trattati e non trattati con probiotici; e fra quelli trattati andrebbero paragonati tipo e dose dei probiotici utilizzati.

1. Effect of probiotics on respiratory, gastrointestinal and nutritional outcomes in patients with cystic fibrosis: A systematic review.J Cyst Fibros. 2016 Sep 29. pii: S1569-1993(16)30606-3. doi: 10.1016/j.jcf.2016.09.004. Review.