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14 Maggio 2008

Si conferma che l’antinfiammatorio ibuprofen riduce il declino della funzione respiratoria nei pazienti CF

G. M.

Uno studio controllato contro placebo sul trattamento per 4 anni con Ibuprofen, farmaco impiegato per contenere l’infiammazione polmonare CF, diede negli anni ’90 risultati positivi. Quello studio fu condotto su un limitato numero di pazienti (49) e, dopo parecchi anni dall’introduzione del farmaco nelle cure correnti del paziente CF, c’era necessità di valutarne gli effetti su più largo numero di soggetti. Con questo intento sono stati recentemente pubblicati due studi interessanti. Il primo [1] è uno studio epidemiologico osservazionale retrospettivo, basato sui dati del ponderoso registro americano dei pazienti CF, considerati per un periodo compreso tra 2 e 7 anni. Il secondo [2] è uno studio prospettico, randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, condotto in pazienti canadesi. Entrambi gli studi mostrano che l’ibuprofen ad alto dosaggio riduce significativamente il declino della funzione respiratoria nel lungo periodo nel malato CF con situazione polmonare non molto compromessa ed in età compresa tra 6 e 18 anni.

Nello studio nordamericano sono stati presi in considerazione pazienti di entrambi i sessi con FEV1 maggiore del 60%: 1.365 erano stati trattati con ibuprofen. Essi sono stati comparati con 8.960 pazienti di simile età e stato clinico che non avevano ricevuto questa terapia. Si è così osservato che, nel periodo di 2-7 anni considerato, la FEV1 era diminuita significativamente meno nei soggetti trattati con ibuprofen rispetto a quelli non trattati: in media 0,60% contro 2,08% (rispetto al valore teorico predetto) per anno.

Nello studio canadese sono entrati 70 pazienti trattati con ibuprofen (da 20 a 30 mg per Kg, 2 volte al giorno) e 72 soggetti trattati con placebo, per un periodo complessivo di 2 anni. La dose di ibuprofen veniva aggiustata nel tempo monitorando il picco del farmaco raggiunto nel siero, in modo da contenerlo tra i 50 e i 100 microgrammi per millilitro. Nello studio viene osservato che è importante attenersi a questi dosaggi (che mantengano i picchi nel siero tra 50 e 100 microgrammi/ml), considerati elevati: infatti i bassi dosaggi, anziché un’azione antinfiammatoria, avrebbero piuttosto un’azione favorente l’infiammazione. Sono stati reclutati solo pazienti con una FEV1 maggiore del 90%. La riduzione di declino di FEV1 nei trattati con ibuprofen rispetto ai pazienti in placebo non ha raggiunto livelli statisticamente significativi, dato che gli autori interpretano come dovuto ad una grandissima dispersione dei valori riscontrati per questo parametro ed al numero non sufficiente di pazienti reclutati rispetto a quello che sarebbe necessario per valutare le differenze su tale parametro. Molto significativo è risultato invece il minor declino di un altro importante parametro di funzione respiratoria, la capacità vitale forzata (CVF): quasi invariata nei trattati con il farmaco contro un declino annuo medio di -1,62 nei trattati con placebo. In questi ultimo si sono registrati mediamente e significativamente più del doppio di giornate di ricovero ospedaliero per anno rispetto ai trattati con ibuprofen (4,1 giorni contro 1,8 giorni).

Entrambi gli studi riportano una assai limitata incidenza di effetti collaterali avversi. Nello studio USA si è avuta una incidenza di 0,37% episodi collaterali nei trattati con ibuprofen, rispetto allo 0,14% nei trattati con placebo: con ibuprofen si è osservato più che con il placebo qualche episodio di sanguinamento intestinale. Nello studio canadese gli effetti collaterali avversi non hanno avuto sostanziale differenza nei due gruppi: nausea o dolori addominali in 7 soggetti con placebo. Quattro soggetti invece nel gruppo ibuprofen hanno avuto disturbi simili ma in un caso si è avuto sanguinamento gastrointestinale. Nello studio canades non si sono rilevati effetti indesiderati a livello di fegato e di funzione renale. In entrambi gli studi gli autori sottolineano che i benefici della terapia con ibuprofen bilanciano largamente alcuni possibili effetti collaterali, in particolare il piccolo rischio di emorragia gastrointestinale, che gli autori canadesi suggeriscono di prevenire con la somministrazione eventuale di farmaci antisecretivi acidi.

A rapido commento di questi dati, crediamo di poter dire che l’ibuprofen ha certamente qualche chance nel contrastare l’infiammazione polmonare CF, ma i risultati ottenuti mostrano una grande variabilità ed è difficile prevedere in partenza quali soggetti possano trarne reale beneficio. Gli studi sull’infiammazione polmonare CF sono oggi in intensa proliferazione e probabilmente la medicazione antinfiammatoria più adeguata deriverà presto da questi studi: l’ibuprofen è solo un passo iniziale.

1. Konstan MW, et al. Clinical use of ibuprofen is associated with slower decline in children with cystic fibrosis. Am J Respir Crit Care Med. 2007;176:1084-9

2. Lands LC, et al. High-dose Ibuprofen in Cystic Fibrosis: Canadian safety and Effectiveness Trial. J Pediatr 2007;151:249-54