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15 Settembre 2014

Trapianto di polmone da donatori al limite dei criteri di accettazione: un contributo da trascurare o da valorizzare?

Dott. Graziella Borgo

Qual è il problema

I polmoni destinati al trapianto provengono da donatori caratterizzati da ristretti criteri, mirati a garantire la qualità dell’organo. Talora si utilizzano organi espiantati da donatori rispondenti a criteri meno stringenti.

Che cosa si sa

In realtà non si sa quanto influisca sull’esito del trapianto di polmone il ricorso a donatori “marginali” (al limite dei criteri di accettazione, “marginali”), procedura attuata anche nel trapianto di altri organi (es: rene).

Che cosa aggiunge questo studio

L’analisi retrospettiva dell’esito del trapianto di polmone da donatori marginali rispetto a donatori standard, condotta in un importante centro trapianti inglese, sembra non indicare differenze. Di qui, la valutazione che riguardo alla soglia dell’età e all’abitudine al fumo dei donatori, si possano allargare i criteri senza che ci siano conseguenze sfavorevoli sul trapianto. Cautela invece nei confronti di polmoni con livelli di ossigenazione inferiori al valore soglia correntemente ritenuto accettabile.

PREMESSE

Il trapianto di polmone è il trattamento indicato per l’insufficienza respiratoria irreversibile di varia origine (FC rappresenta una delle ragioni più frequenti) e il numero di soggetti in lista d’attesa è in crescita, mentre sostanzialmente la disponibilità d’organi rimane stabile. I criteri standard per l’accettabilità dell’organo sono: età del donatore inferiore o uguale a 55 anni, compatibilità gruppo sanguigno AB0, normalità RX torace, pressione parziale di ossigeno, misurata su sangue arterioso prima dell’espianto dell’organo, superiore ad un certo valore critico (PaO2 >300 millimetri di mercurio in respirazione con ossigeno puro); inoltre, assenza di traumi toracici e/o precedenti interventi chirurgici, assenza di batteri e/o segni evidenti di aspirazione/infezione, fumatore/non fumatore (con indicazione della quantità di sigarette consumate per anno). Nel corso degli anni molti centri hanno adottato nella pratica clinica criteri meno stringenti (“extended criteria donors“, ECD) per accettare i donatori e un’inchiesta americana ha rivelato nel 2010 che il 56% degli organi trapiantati non rispondeva ad almeno uno dei criteri standard. Di qui la necessità di capire se l’utilizzo di questi organi può influenzare l’esito del trapianto.

METODO

Si tratta di una rassegna retrospettiva di 248 trapianti di polmone eseguiti nel periodo gennaio 2007-gennaio 2013 presso l’Harefield Hospital di Londra (1). I polmoni sono stati ottenuti da 247 donatori, di cui 79 accettabili solo con criteri allargati (polmoni Gruppo I, da donatori “marginali”) e 168 da donatori rispondenti a criteri standard (Gruppo II, donatori standard). I 79 polmoni da donatori marginali non erano polmoni danneggiati e sottoposti a “ricondizionamento”, erano organi i cui donatori semplicemente non rispondevano ad uno o due criteri standard. Sono stati raccolti dati inerenti le caratteristiche dei donatori e messi in relazione con l’esito del trapianto: durata della ventilazione meccanica postoperatoria, numero dei giorni passati in terapia intensiva e in ospedale, presenza di rigetto acuto grave, funzionalità respiratoria, comparsa e durata della bronchiolite obliterante, terapie immunosoppressive e trattamenti, anni di vita dopo il trapianto.

RISULTATI

Per quanto riguarda l’esito del trapianto: la durata dell’osservazione del periodo post-trapianto è stata simile per entrambi i gruppi (valore mediano oltre 3 anni, minimo 1 anno massimo oltre 5 anni). Risultavano in vita a 1 anno, 3 anni e 5 anni circa la stessa percentuale di pazienti trapiantati (nel Gruppo I, rispettivamente 83%, 62% e 59%; nel Gruppo II, 84%, 71% e 68%. Simile la prevalenza di rigetto acuto e la distribuzione del grado di gravità dello stesso (rigetto acuto di grado 3: 2,5% nel Gruppo I contro 1,3% nel Gruppo II); simile il periodo trascorso libero da bronchiolite obliterante. Per quanto riguarda le caratteristiche dei donatori, esse sono state ulteriormente analizzate creando, nell’ambito del Gruppo I (donatori “marginali”), tre sottogruppi: donatori di età maggiore di 55 anni, donatori con storia di fumo sporadico e donatori con pressione arteriosa di ossigeno inferiore al valore soglia stabilito. L’esito del trapianto da donatori appartenenti a questi tre sottogruppi è stato paragonato a quello da donatori standard. Si è così potuto vedere che l’età e il fumo sporadico non influenzavano gli aspetti clinici del post-trapianto. Invece i trapiantati con organi che avevano PaO2 inferiore a 300 mmHg presentavano rigetto acuto severo più spesso degli altri: 23% rispetto a 7%.

CONCLUSIONI E COMMENTI

Liberalizzare o no i criteri di accettazione di donatori di polmone? Gli autori ricordano nelle loro conclusioni che precedenti ricerche sullo stesso tema hanno dato risultati discordanti; e che una lacuna della loro ricerca è la mancanza di analisi delle caratteristiche dei riceventi (per età e patologia di fondo). Ciononostante invitano, in base ai loro risultati, ad accettare (e non chiamare più “marginali”) i donatori di età superiore ai 55 anni e con storia di fumo sporadico; e a mantenere invece atteggiamento di prudenza nei confronti dei donatori di polmoni con PaO2 inferiore al criterio soglia. Aggiungono che su questo aspetto critico, legato anche al tempo intercorrente fra l’espianto dell’organo e il suo utilizzo, potranno favorevolmente incidere le nuove tecniche di “ricondizionamento”.

1) Zych B, Saez DG, Sabashnikov A et al. “Lung Transplantation from donors outside standard acceptability criteria-are they really marginal?”. Transplant Int 2014 Jul 29