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19 Agosto 2013

Una solida esperienza di diagnosi prenatale per FC in Campania

G. Borgo

Rossella Tomaiuolo, Paola Nardiello, Pasquale Martinelli, Lucia Sacchetti,

Francesco Salvatore and Giuseppe Castaldo.

Prenatal diagnosis of cystic fibrosis: an experience of 181 cases

Clin Chem Lab Med. 2013 Apr 11:1-6. doi: 10.1515/cclm-2013-0200. [Epub ahead of print]

L’argomento

Diagnosi prenatale di fibrosi cistica nelle coppie di portatori

Che cosa si conosce su questo argomento

Se entrambi i genitori sono portatori di una mutazione CFTR il rischio di malattia FC nella gravidanza è elevato (25%). Le indagini di genetica molecolare applicate al villo coriale permettono, qualora siano note la mutazioni dei genitori, di accertare o escludere la malattia in epoca precoce di gravidanza. Se c’è diagnosi di malattia la coppia può decidere per l’interruzione.

Che cosa aggiunge questo lavoro

Non ci sono molti lavori che descrivono gli aspetti laboratoristici e organizzativi che fanno la qualità di un servizio di diagnosi prenatale. E ancora più scarsi sono i lavori che descrivono quali e quante coppie FC la utilizzano e che cosa decidano rispetto all’interruzione di gravidanza . Questo lavoro riporta una vasta casistica raccolta in un centro di elevata qualità; descrive le procedure diagnostiche e i risultati; offre alcuni spunti di riflessione sul comportamento riproduttivo delle coppie di portatori FC.

Premesse

La richiesta di diagnosi prenatale per fibrosi cistica è fatta principalmente da due categorie di coppie (molto diverse fra di loro): chi ha già un figlio malato e ne vuole un altro ma solo se sano; chi non ha figli malati e vuole prevenire il rischio di averli. La richiesta di diagnosi prenatale proveniente dalla seconda categoria è in aumento (perché il test per il portatore si sta diffondendo). Conosciamo poco sull’entità della richiesta da parte della prima categoria. La diagnosi prenatale per FC è abitualmente eseguita sul DNA delle cellule fetali ottenute attraverso villocentesi (decima settimana di gravidanza); molto meno usata l’amniocentesi, che è più tardiva (ventesima settimana di gravidanza). Qui viene riportata l’esperienza svolta fra il gennaio 1993 e il dicembre 2012 all’interno di un team finalizzato al servizio della diagnosi prenatale FC e composto da ginecologi e pediatri dell’università di Napoli Federico II insieme al gruppo dei genetisti e laboratoristi del CEINGE-Biotecnologie Avanzate della regione Campania.

Metodo

La procedura della diagnosi prenatale iniziava con il colloquio di consulenza genetica. Nelle coppie con un figlio malato, il test di paternità precedeva l’analisi delle mutazioni. Per l’identificazione delle mutazioni CFTR sono stati usati pannelli forniti dal commercio (con tecnica ASO o RDB) , con aggiunta di 5 mutazioni specifiche del Sud Italia .Se questo non risultava sufficiente si passava al sequenziamento della regione del gene contenente le mutazioni dei genitori, e al test per la ricerca dei grandi riarrangiamenti genici. Se questo non era ancora sufficiente ed era disponibile il DNA di un figlio malato, lo studio proseguiva con l’analisi di linkage nell’ambito familiare. Il villo prelevato veniva immediatamente “pulito” per evitare il rischio di contaminazione da materiale materno. L’analisi “Short Tandem Repeat” veniva comunque sempre eseguita per escludere il rischio di contaminazione. Il risultato dell’analisi genetica veniva fornito nel giro di 7 giorni dal prelievo.

Risultati

192 coppie hanno fatto il colloquio di consulenza genetica (è un colloquio multidisciplinare a cui partecipa oltre al genetista anche un medico esperto di FC). 11 di queste (5,7%) non hanno proseguito il percorso della diagnosi prenatale e hanno continuato la gravidanza senza accertamenti: 3 perché contrarie all’aborto, 8 perché il genotipo del bambino poteva risultare composto da una mutazione FC severa e dai polimorfismi T5T-TG12, con possibilità quindi di una forma mite e “atipica” di FC. L’indicazione più frequente alla diagnosi prenatale è stata la presenza di un figlio affetto da FC (148/181 casi, 81,8%). La seconda indicazione è stata fornita dallo screening del portatore “a cascata” che ha identificato 28 /181 casi (15,5%). In tre casi la coppia di portatori era stata identificata nell’ambito dei test richiesti per accedere alla riproduzione medicalmente assistita. In un caso la coppia di portatori era stata identificata perché il feto presentava un intestino iperecogeno. Sono state realizzate 181 diagnosi prenatali, 167con villocentesi, 14 con ammniocentesi. Nei casi in cui è stata eseguita amniocentesi la ragione riferita è prevalentemente l’epoca avanzata di gravidanza. Solo in un caso il DNA estratto dal materiale villare non è risultato sufficiente per essere esaminato e la coppia non ha voluto ulteriori indagini. La diagnosi prenatale è stata realizzata in tutti gli altri 180 casi, compresi 5 in cui erano stati prelevati solo 2 mg di materiale villare. In 42/180 (23,3 %) sono state identificate entrambe le mutazioni e la diagnosi è stata di malattia FC; tutte le coppie tranne una (97,6%) hanno deciso di interrompere la gravidanza. In 98/180 (54,4%) nel DNA fetale è stata identificata una sola mutazione (=portatore sano). In 38 /180 (21,1%) il DNA fetale non conteneva nessuna delle mutazioni dei genitori (=non affetto da FC né portatore). In 3/180 (1,7%) il test di paternità indicava che il padre non era quello biologico (sono forniti i dettagli dei casi e il comportamento dei medici e delle coppie).

Conclusioni

Il lavoro conferma che la diagnosi prenatale per FC (villocentesi e indagine genetica molecolare), se eseguita da mani esperte, è una procedura a basso tasso di invasività (non sono riferiti aborti successivi al prelievo) ed elevata accuratezza (non sono riferiti errori diagnostici). Interessante il dato epidemiologico: gli autori riferiscono che fra il 1985 e il 1992 (prima della disponibilità della diagnosi prenatale nella loro regione) solo 11 coppie con figlio malato su 150 (7,3%) (questo è il numero delle coppie conosciute presso il Centro FC campano) avevano iniziato un’altra gravidanza e in 8 casi avevano deciso di interromperla. Dopo il ’93, con la disponibilità della diagnosi prenatale, 149 di 250 coppie con figlio malato (59,6%) hanno programmato un’altra gravidanza e hanno chiesto 181 diagnosi prenatali, che si sono concluse con la nascita di 139 bambini non FC. In sintesi, più della metà delle coppie FC che avevano un bambino malato ha potuto realizzare il desiderio di avere un figlio sano.