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20 Luglio 2023

Andare in campeggio: bilancio costi/benefici per un bambino con fibrosi cistica

Autore: Gabriella
Argomenti: Vivere con FC
Domanda

Buongiorno. Vorrei sapere se il campeggio è sconsigliato ai bambini con fibrosi cistica, per via della carica batterica. Grazie.

Risposta

Non c’è una regola generale, c’è da fare un bilancio individuale costi/ benefici. È meglio parlarne con il medico del centro che segue il bambino, che ne conosce il quadro clinico e il profilo psicologico. Non ci sono lavori scientifici che provino che un bambino con fibrosi cistica in vacanza in campeggio ha maggiori possibilità di acquisire batteri rischiosi rispetto ad altri bambini con fibrosi cistica della sua età in vacanza in albergo o in casa. Però è importante l’età del bambino, la presenza o no di sintomi di malattia, la necessità di mantenere le terapie quotidiane anche nel contesto della vacanza.

Il campeggio rappresenta un’esperienza di vita all’aria aperta, molto a contatto con la natura e il terreno. Naturalmente, anche e soprattutto in campeggio andrà osservata la regola del lavaggio frequente delle mani e gli altri suggerimenti generali forniti dalle Linee Guida per la prevenzione del controllo delle infezioni in fibrosi cistica (per un approfondimento, leggere qui e qui). Ed è importante il come si va in campeggio: in tenda? in camper o roulotte? in bungalow? Ci sono soluzioni logistiche più convenienti perché espongono meno il bambino al rischio della frequentazione degli spazi comuni: docce, bagni/toilette, eventuale piscina, tavole calde e altro. Se si sceglie la soluzione più classica, la tenda, sarà preferibile dormire su un lettino da campeggio sollevato da terra piuttosto che nel sacco appoggiato sul terreno.
Andranno scartati naturalmente i campeggi in luoghi paludosi (è nota l’associazione tra presenza di Pseudomonas aeruginosa e gli ambienti umidi, in particolare con acque stagnanti). E sarà importante sapere se nel campeggio ci siano altri bambini con fibrosi cistica, nel qual caso è meglio che non si frequentino. Ci sono pubblicazioni scientifiche di valore storico (per esempio questa, del 1994) che dimostrarono come la trasmissione di un particolare batterio pericoloso in fibrosi cistica (Pseudomonas cepacia) era avvenuta attraverso i contatti interpersonali proprio durante un campeggio organizzato per bambini e adolescenti tutti con fibrosi cistica. Da quelle esperienze, iniziarono altri studi che portarono alla politica di non favorire né presso gli ospedali e i centri né in scuola o a casa o nelle attività ricreative/sociali la presenza di più soggetti con malattia FC.

Tornando al campeggio frequentato da tutti, si potrebbe dire che se si sa in partenza che le condizioni igienico-sanitarie degli spazi di uso comune (docce, bagni, tavola calda, eventuale piscina) sono strettamente sorvegliate e di alto livello, allora via libera al campeggio. Per il bambino potrebbe essere importante andarci perché ci vanno i suoi più cari amici o perché fa parte dello stile di vacanza della famiglia o per altre ragioni “affettive”, tutte da tenere presenti.
Se il campeggio non è conosciuto, non si hanno informazioni sufficienti sulla qualità dei servizi che fornisce, si sa ancora prima di arrivare che l’affollamento degli spazi (sia naturali che logistici) sarà elevato a ogni ora del giorno, allora meglio pensarci su.

C’è un bilancio che spetta ai familiari del bambino (o alle persone cui fosse affidato): riguarda la capacità di mantenere consapevolezza, anche in un contesto ambientale che forse più di altri invita alla libertà e al rilassamento, di quello che comporta la malattia del bambino (attenzione e controllo agli aspetti ambientali di cui sopra, mantenimento delle “ norme di sicurezza” e delle eventuali terapie personali). E c’è un bilancio che fa anche il bambino: se percepisce (e in questo l’atteggiamento dei genitori è molto importante) la possibilità di godere della nuova esperienza, senza nascondere o rimuovere quello che i suoi bisogni di salute richiedono, allora anche per lui sarà un bilancio positivo, magari nel tempo un ricordo molto felice.

Dott.ssa Graziella Borgo, clinico FC e genetista


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