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2 Dicembre 2011

Cosa dovrebbe fare un professionista di “scienze motorie” per un bambino con fibrosi cistica?

Autore: Anna
Argomenti: Sport
Domanda

Salve, sono una studentessa di scienze motorie, e sto preparando una tesi sul tema dell’attività fisica e sportiva in fibrosi cistica, in quanto zia di due nipotini affetti da FC. La mia domanda è: come l’attività fisica può contribuire a favorire la salute del bambino, e se ci sono esercizi specifici a questo proposito. Praticamente, come io, futura operatrice di scienze motorie, posso andare a operare in questo ambito. Grazie

Risposta

Sull’importanza dell’attività fisica nelle persone con fibrosi cistica abbiamo abbondantemente scritto su questo sito. Si vedano, tra le altre, le seguenti domande e relativa risposte:

– 20.03.07 Attività fisica in fibrosi cistica

– 13.07.09 Attività fisica nel bambino della scuola materna

– 22.07.10 L’attività fisica più adeguata per persone con FC

– 10.01.11 Attività fisica e terapia drenante

Su questo sito vi sono anche parecchie domande e risposte riguardanti lo sport (cercare con motore di ricerca).

I fisioterapisti sono spesso interessati a conoscere gli “esercizi specifici”. Crediamo che questi operatori dovrebbero tenere soprattutto presente alcuni princìpi fondamentali:

– La persona con fibrosi cistica, almeno fino a quando non si siano sviluppate complicanze respiratorie importanti, ha risorse fisiche e psichiche adeguate a svolgere normale attività fisica ed anche in chiave sportiva.

– E’ fondamentale educare il paziente ad usare liberamente queste risorse, valorizzando al massimo il contenuto di benessere e il valore socializzante che l’attività fisica comporta .

– Ogni impegno motorio ovviamente deve essere adeguato al’età del paziente e alle sue condizioni attuali di salute.

– E’ ormai chiaramente riconosciuto che una buona attività fisica (ed eventualmente sportiva) collabora in maniera sostanziale a creare condizioni di difesa nei confronti della eventuale patologia polmonare: i muscoli respiratori si rinforzano, lo stato di nutrizione migliora, la detersione delle vie aeree è facilitata.

– Non va dimenticato che comunque tutto questo ha senso se vi è sostanziale aderenza ai piani di cura prescritti ed adattati a quella persona. Inclusa la somministrazione di supplementi di sale specie nella stagione calda e nell’impegno fisico sostenuto e protratto.

– Il problema centrale da affrontare è quello dei genitori, che tendono a proteggere soprattutto il bambino, temendo che esca all’aria aperta, che si affatichi, che sudi, che frequenti ambienti a rischio, etc. Qui si gioca il ruolo del fisioterapista/riabilitatore/educatore. Il suo compito principale sarà proprio quello di recuperare l’attitudine a muoversi , nonostante la malattia, e l’attitudine dei genitori a facilitare nel figlio l’utilizzo delle risorse motorie e psicomotorie di cui abbondantemente dispone. Gli “esercizi” non hanno niente di specifico rispetto ad altri bambini/persone e ciascun riabilitatore li può inventare a sua competenza e piacimento.

G.M.


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