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11 Marzo 2015

L’argento in prospettiva antibatterica

Autore: Gaetano
Domanda

Ho letto di numerosi esperimenti, pubblicati anche su riviste scientifiche, nonché di esperienze personali, sui benefici nell’uso dell’argento colloidale nella lotta contro Pseudomonas aeruginosa. Vorrei conoscere la vostra opinione in merito, anche se capisco il rispetto dei protocolli ufficiali ma, visto che finanziate centinaia di progetti molto più costosi e complicati, e di questo vi ringraziamo, perché non studiate a fondo anche questo tema? È risaputo che l’argento colloquiale uccide in pochissimi minuti tanti batteri, tra cui la Pseudomonas. Si tratterebbe di verificarne il solo dosaggio. Io, affetto da FC, ne faccio uso da un po’ di tempo con risultati sorprendenti.

Risposta

Rispondemmo qualche tempo fa ad una domanda simile sull’argento colloidale: Argento colloidale: nessuno spazio terapeutico, dubbia azione antibatterica (domanda del 06.06.2009). Da allora ci sono pochi sostanziali passi in avanti. Il cosiddetto “argento colloidale” è una sospensione di microparticelle di argento metallico, che ha in vitro attività antibatterica, specie verso batteri gram-negativi (incluso Pseudomonas aeruginosa). Il suo uso in medicina è assai limitato: in passato è stato impiegato per medicare localmente ferite ed ustioni. Ancor oggi ne viene riconosciuta la tossicità e negli Stati Uniti ne è vietato per questo l’uso per via generale in medicina. L’uso per via generale (per bocca) in fibrosi cistica è stato segnalato in due casi, uno dei quali con effetti secondari tossici (1) e l’altro con qualche evidenza di beneficio (2). L’argento colloidale è fortemente promosso via internet a partire dagli anni ’90 e tuttavia il suo uso non ha avuto sinora un valido supporto scientifico e i rischi di tossicità ne vengono ripetutamente segnalati.

Il problema della tossicità dell’argento verrebbe ridimensionato se si prendessero in considerazione preparazioni di argento allo stato ionico, anziché di metallo in sospensione: vale a dire soluzioni di un sale d’argento, per esempio nitrato d’argento o citrato d’argento, in cui l’argento si dissocia come ione (Ag+). Negli ultimi anni ci sono stati studi in questa direzione, sia in vitro che su modelli animali di infezione batterica. L’azione antibatterica, sia in vitro che nell’animale, è confermata in linea di massima. Si sono studiate formulazioni basate su complessi argento-carbene (3), anche in prospettiva di impiego aerosolico (4). Sempre con esperimenti in vitro ed anche in modelli di topo con infezione urinaria, l’argento ionico (nitrato d’argento) avrebbe dimostrato azione di rinforzo antibatterico a diversi antibiotici (5). Più recentemente è stata sperimentata in vitro la combinazione di nanoparticelle di argento (AgNPs) con l’antibiotico aztreonam contro Pseudomonas aeruginosa (6). Questa combinazione sarebbe particolarmente interessante soprattutto per prevenire e contrastare la formazione di biofilm, il noto meccanismo con cui Pseudomonas riesce a colonizzare stabilmente il tratto respiratorio in FC.

Da questi studi si evince che la possibilità di utilizzo dell’argento come antibatterico rimane degna di attenzione, soprattutto come adiuvante di antibiotici e particolarmente nel caso di batteri divenuti resistenti ai comuni antibiotici. Tuttavia al momento attuale non vi sono ancora sperimentazioni sull’uomo e il problema della tossicità dell’argento, specialmente nell’uso protratto, va considerato con molta attenzione: questa è legata sia alla forma con cui l’argento viene somministrato sia al suo dosaggio, di cui ancora poco si conosce. Ci sentiamo di dire che al momento va anche guardato con prudenza l’impiego individuale di preparati d’argento promossi dal marketing web, senza consultarsi con il proprio medico e con il centro di cura: il margine di rischio può essere non trascurabile. Il ricorso a cure alternative può anche avere talora qualche successo ma sarebbe molto ragionevole considerare tale ricorso assieme a chi ci cura e che è in grado di valutare sia i benefici che gli eventuali danni di un trattamento di cui ancora poco si conosce.

1. Bayer CD, et al. Case report: skin discoloration following administration of colliodal silver in cystic fibrosis. Curr Opin Pediatr. 2007;19:733-5

2. Baral VR, et al. Collidal silver for lung disease in cystic fibrosis. J R Soc Med. 2008;101:S51-S52.

3. Stine AE, et al. Modeling the response of a biofilm to silver-based antimicrobial. Math Biosci. 2013;244:29-39.

4. Shah PN, et al. Synthesis, characterization, and in vivo efficacy of shell cross-linked nanoparticle formulations carrying silver antimicrobials as aersolized therapeutics. ACS Nano. 2013;7:4977-87.

5. Ruben Morones-Ramirez J, et al. Silver enhances antibiotic activity against gram-negative bacteria. Sci Tranls Med. 2013;5:190ra81.

6. Hanash MB, et al. Synergy of silver nanoparticles and aztreonam against Pseudomonas aeruginosa PA01 biofilms. Antimicrob Agents Chemother. 2014;58:5818-30.

G. M.


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