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8 Marzo 2012

MRSA e la sua resistenza agli antibiotici: acquisizione e prevenzione

Autore: Susanna
Domanda

Salve, vorrei gentilmente sapere come viene acquisito lo MRSA in pazienti fc e cosa possiamo fare a prevenzione. Vorrei anche capire se si comporta come Pseudomonas a. (non mucoide e poi mucoide), ovvero se MRSA in origine è semplice Stafilococco aureo, diventato poi MRSA col tempo causa l’uso protratto di antibiotici, oppure se può essere solo acquisito tale e quale dall’ambiente suppongo ospedaliero. Nel caso si comportasse come Pseudomonas, di solito quanto tempo ci vuole perchè SA diventi MRSA. Cordialmente.

Risposta

Staphylococcus aureus (Sa) è un germe molto diffuso e dal 25 al 50% dei soggetti sani possono essere persistentemente o transitoriamente colonizzati da questo germe, comune abitatore delle fosse nasali anteriori, della cute e dell’orofaringe. Nella maggior parte dei casi il germe è un semplice e innocuo “commensale” o è responsabile di infezioni banali, in altri casi le infezioni possono essere anche molto gravi, in tutte le fasce di età.

Con l’acronimo “MRSA” (Meticillin-Resistant Staphylococcus aureus) si identificano ceppi di Sa che hanno acquisito del materiale genetico da altre specie batteriche, modificandosi e diventando così più resistenti ai farmaci, soprattutto alla categoria delle ß-lattamine. Sa che acquisisce questa resistenza ha maggiori possibilità di sopravvivenza, tuttavia non è stata dimostrata una correlazione univoca causa-effetto fra trattamento farmacologico ed insorgenza di MRSA, e non si può stabilire se e quando Sa diventerà MRSA.

Per quanto riguarda l’acquisizione, la situazione di MRSA è diversa da quella di P. aeruginosa (Pa). Infatti mentre quest’ultimo è altamente diffuso nell’ambiente, MRSA è invece un colonizzatore della cute umana. L’infezione avviene quindi per contatto diretto inter-umano oppure per contatto con superfici e materiali contaminati da soggetti portatori o infetti. Attualmente non è prevista una prevenzione specifica per le infezioni da MRSA. In alcuni casi, ad esempio per i pazienti ricoverati in reparti ad alto rischio per le infezioni ospedaliere (terapia intensiva), è prevista la decontaminazione nasale dei portatori di MRSA. Tuttavia, anche in questi casi, non esistono protocolli universalmente accettati perchè l’utilità della procedura è ancora in discussione.

La colonizzazione da MRSA, a differenza di quella causata da Pa, non tende sempre a cronicizzare se non trattata. E’ noto infatti che circa il 30-50% dei pazienti colonizzati da MRSA perdono il germe spontaneamente, senza trattamenti farmacologici. Inoltre, l’infezione persistente da MRSA non è caratterizzata, come per Pa, dal particolare aspetto “mucoide” delle colonie, tuttavia anche MRSA è capace di produrre una matrice extracellulare detta “biofilm”. Tale sostanza protegge le cellule batteriche dall’ azione degli antibiotici e dal sistema immunitario dell’ospite.

L’idoneità di un trattamento eradicante in caso di l’infezione polmonare da MRSA, ad oggi, è anch’essa controversa. Ci sono alcuni studi che dimostrano che l’infezione persistente da MRSA può influenzare lo stato clinico dei pazienti FC. Questi dati devono essere confermati affinchè sia giustificabile un preciso protocollo di prevenzione ed eradicazione delle infezioni da MRSA. A tal fine sono attualmente in corso due studi negli USA ed a breve ne partirà uno anche in Europa.

Dr. Silvia Campana, Centro Toscano FC, Osp. Meyer, Firenze


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