Sei in Home . Informati . Domande e Risposte . Nebulizzatori monouso

4 Marzo 2011

Nebulizzatori monouso

Autore: Bruno
Argomenti: Aerosol
Domanda

Gentilissima Fondazione, scrivo per chiedervi e proporvi il seguente tema. Poichè noi genitori di bimbi piccoli, nelle cure a casa, abbiamo tanti compiti per tutti gli accorgimenti possibili (igiene, pulizia, ecc…), chiedo se vi sono possibilità all’uso delle ampolle aerosol monouso in modo di alleggerire gli impegni e il tempo necessario per le cure. Se del caso, domando (azzardo!) di proporre a chi di competenza di mettere in commercio strumenti per aerosol compatibili con ampolle monouso. Ringrazio e porgo distinti saluti.

Risposta

Per soddisfare questo quesito, forse è necessaria una breve introduzione che ci accompagni nel “pianeta aerosol” e ci ricordi alcuni principi fondamentali di tale terapia. Nella cura della fibrosi cistica la terapia inalante è sempre stata ed è una parte fondamentale del trattamento per somministrare farmaci mirati a infezioni polmonari, instabilità delle vie aeree e fluidificazione delle secrezioni, in quanto questa modalità di somministrazione aumenta la deposizione polmonare del farmaco rispetto ad altre vie di somministrazione e riduce di molto possibili effetti collaterali. Nel contempo, tale trattamento è sempre stato mal accettato e sottovalutato da parte dei pazienti, perché impegnativo e certamente anche perché non offre sempre risultati clinici immediatamente visibili. Negli anni recenti, con l’avvento di nuovi farmaci per aerosol, farmaci sempre più specifici per obiettivi clinici diversi e quindi costosi, le aziende farmaceutiche sono interessate ad un controllo preciso del farmaco per somministrare una densità molto alta di principio attivo nel più breve tempo possibile. Il dosaggio del farmaco è divenuto così sempre più importante ed ha spinto le aziende costruttrici di nebulizzatori a ideare strumenti altamente sofisticati e pensati per migliorare sempre più le prestazioni, quali la micronizzazione delle particelle del farmaco, la portata e la velocità del gas di veicolazione, la riduzione del farmaco residuo, la possibilità di impiegare distanziatori per contribuire ad una ottimale deposizione del farmaco, con diminuzione della quantità di aerosol perso durante la somministrazione, rendendo così il trattamento complessivamente più efficace. Altre considerazioni sulla progettazione del dispositivo comprendono il materiale usato, il numero delle sue componenti, la sua durata e le esigenze di pulizia/disinfezione. Determinante dell’efficacia del trattamento inalante è anche la giusta combinazione di nebulizzatore e compressore per gli strumenti jet. Ed ancora, in questi ultimi anni le aziende farmaceutiche, prima di immettere sul mercato i farmaci da nebulizzare, li sperimentano con nebulizzatori sempre più raffinati per determinarne la loro efficienza, arrivando al limite che ciascun farmaco dovrebbe essere somministrato con un nebulizzatore diverso, e ciò sarebbe veramente improponibile. Inoltre, oggi stanno prendendo sempre più piede i nebulizzatori elettronici (tipo e-flow), e quindi non azionati da un getto di aria compressa, in cui l’elemento nebulizzante è una membrana vibrante costellata da migliaia di forellini, strumenti adattati alle diverse soluzioni da nebulizzare.

Da questa premessa si può immaginare come sia difficile pensare al ricorso abituale ad ampolle monouso (“disposable”, “usa e getta”) con peculiarità così altamente tecnologiche.

In bibliografia si trovano due lavori, piuttosto datati e pubblicati su Chest (1,2), che portano a diverse considerazioni. Il primo (1) ha valutato otto nebulizzatori monouso prodotti da sei diverse ditte e conclude che quattro modelli hanno dimostrato evidenti segni di malfunzionamento tra i quali anche una grande quantità di particelle aerosoliche non micronizzate sufficientemente e suggerisce che i produttori dovrebbero porre maggiore attenzione al disegno di questi nebulizzatori. Inoltre hanno considerato l’eccessiva spesa economica che può comportare l’uso di nebulizzatori monouso. Il secondo studio (2) ha valutato i possibili effetti dell’uso ripetuto e della pulizia di ampolle jet monouso confrontate con quelle di lunga durata. Non hanno trovato differenze notevoli nel deterioramento della prestazione, ma non hanno valutato la possibilità di contaminazione microbica che dicono essere il primo fattore da considerare nell’uso di nebulizzatori a gettare. In realtà, queste ampolle monouso erano in pratica impiegate molte volte, annullando in pratica il concetto di monouso (da usare una sola volta o al massimo 2-3).

Ripensando alla mia esperienza nell’ambito della fibrosi cistica, ricordo che mai nessun centro abbia considerato l’uso di nebulizzatori monouso e concludo che, essendo il trattamento inalante altamente “costoso” dal punto di vista economico (farmaci e strumenti), estremamente impegnativo per il paziente, perché richiede tempo e tecnica adeguata nell’applicazione, gravoso per la manutenzione dello strumento e degli accessori, l’uso eventuale di ampolle a gettare dovrebbe essere dimostrato veramente efficiente ed efficace con adeguati trial clinici, considerando non per ultimo i costi, che sarebbero molto elevati, e l’aumento della produzione di rifiuto. Finora le dimostrazioni di efficienza degli strumenti nebulizzanti ci viene solo da studi su elementi nebulizzanti (ampolle, membrane vibranti) sempre più raffinati e quindi più adeguati al trattamento, ma anche costosi, che debbono durare nel tempo e che richiedono pulizia e disinfezione almeno una volta al giorno.

1. Alvine G F, et Al Disposable jet nebulizers. How reliable are they? Chest 1992;101;316-319

2. Thomas A, et Al. Effects of Repetitive Use and Cleaning Techniques of Disposable Jet Nebulizers on Aerosol Generation. Chest 1998;114;577-586

Lia Myriam Cappelletti, Fisioterapista della Riabilitazione


Se hai trovato utile questa risposta, sostieni la divulgazione scientifica

Dona ora