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13 Settembre 2011

Paracetamolo e Glutatione nell’asma e nella fibrosi cistica

Autore: Susy
Argomenti: Varie
Domanda

Buongiorno, mi trovavo per caso sul motore di ricerca di Google cercando informazioni a proposito del tempo che impiega la tachipirina supposte prima che faccia effetto, perchè mia figlia 2 anni con fc aveva la febbre alta per una laringite (le avevo appena messo una tachipirina da 250 mg), quando mi sono ritrovata a leggere informazioni a proposito del paracetamolo, che sembra abbassi i livelli (già di base più bassi negli fc) di GSH (glutatione) nel polmone e come la conseguenza appunto dell’uso di tachipirina e della diminuzione di essi sembra predisponga a problemi asmatici a lungo termine. Vi risulta questa ricerca? Cosa ne pensate? Vi lascio uno dei link dove ho letto dell’argomento: http://www.fibrosicisticaitalia.it/glutatione_asma_e_paracetamolo_studio_conferma_il_legame_tra_paracetamolo_e_asma.

Di fronte a questi studi, mi chiedo se vale la pena rischiare con l’uso della tachipirina con mia figlia d’ora in avanti (bambina già molto soggetta a stati infiammatori del polmone, visti in base a rx torace ed episodi di broncostruzione vari) oppure è più ragionevole usare un’alternativa come antipiretico come potrebbe essere il brufen (ibuprofene), che oltre ad abbassare la temperatura svolge anche un’ azione antinfiammatoria, che in casi come quello esposto di mia figlia con laringite potrebbe anche essere di aiuto ma soprattutto non controproducente e (apparentemente) dannosa come la tachipirina, se è vero che abbassa i già bassi livelli (se non nulli) di GSH. Un altro dubbio mi viene anche per quanto riguarda il fegato. Nel fegato, il GSH com’è negli fc? Uguale alle persone sane oppure si comporta come nel polmone dove è solo diminuito? Perché, leggendo anche quest’ultima cosa (http://www.sefap.it/farmacovigilanza_news_200307/news5.html) mi chiedo se allora il paracetamolo in persone fc possa essere veramente dannoso in generale anche per la manifestazione di problemi epatici. Grazie per la vostra disponibilità

Risposta

Il paracetamolo (tachipirina) è uno dei principi attivi ad azione antipiretica e analgesica più usati al mondo. Il largo successo di questo farmaco è legato alla sua rapidità d’azione, alla sua efficace attività antidolorifica e antipiretica, all’assenza di azioni gastrolesive e alla sua modesta tossicità, quando assunto ai dosaggi raccomandati. Nonostante il paracetamolo sia considerato un farmaco altamente sicuro, anch’esso può causare gravi effetti avversi, soprattutto a livello epatico, se assunto ad elevati dosaggi. Questa tossicità non è causata dall’azione diretta del principio attivo, ma al fatto che uno dei metaboliti che ne derivano, l’N-acetil-benzochinoneimina, è capace di reagire con il glutatione (GSH) cellulare, portando ad una significativa diminuzione della concentrazione di questa importante molecola antiossidante (1). E’ però importante sottolineare che alle dosi e concentrazioni raccomandate per tale farmaco, solo il 5-10% circa delle molecole del farmaco reagiscono con il GSH, lasciando sostanzialmente inalterata la concentrazione di GSH nella cellula. Invece, è ben noto che dosi massicce del farmaco possono causare un consumo della quasi totalità del GSH epatico, con un severo danneggiamento dell’organo che può portare alla morte del paziente (1). La tossicità eventualmente causata da una eccessiva assunzione di paracetamolo può essere contenuta attraverso la rapida somministrazione di N-acetilcisteina, un farmaco utile per favorire la nuova sintesi di GSH.

Per quanto riguarda il caso dei pazienti con Fibrosi Cistica, non esistono molti studi sugli effetti del paracetamolo. E’ tuttavia noto che nei pazienti FC il farmaco viene eliminato più rapidamente che nei soggetti sani e che questo avviene probabilmente attraverso una più veloce conversione del paracetamolo in metaboliti non tossici (2).

Per rispondere alla principale preoccupazione della nostra lettrice, è opportuno ricordare che nei pazienti FC non è diminuita la capacità di sintetizzare GSH, ma è alterata la capacità di esportare tale molecola attraverso le membrane biologiche. In particolare, è noto che esiste un difetto nell’esporto di GSH da parte delle cellule dell’epitelio respiratorio, che causa una diminuzione della concentrazione di GSH nei liquidi che rivestono i bronchi e gli alveoli polmonari (3). Oltre a questo difetto eclatante, sono stati riportati altri difetti riconducibili a problemi di esporto del GSH. Tra questi, un diminuito contenuto di GSH nel siero dei pazienti (4) e alterazioni nel contenuto di GSH a livello di compartimenti subcellulari (5). Inoltre, un basso livello di GSH è stato osservato anche a livello dei neutrofili polmonari (6), dove però è probabile che il problema sia legato ad una iperattività di queste cellule in un contesto di infiammazione. Tuttavia, nonostante questi difetti, sulle cui conseguenze per i soggetti FC si sta ancora indagando, la concentrazione di GSH nel polmone o in altri tessuti non è molto diversa da quella dei soggetti sani ed è quindi opportuno sfatare l’idea che i livelli di GSH nei pazienti FC siano genericamente bassi o addirittura nulli! Allo stato attuale, quindi, non mi sembra che ci siano particolari motivi di preoccupazione per quanto riguarda la possibilità di effetti avversi causati da un utilizzo occasionale del paracetamolo nei pazienti FC.

Invece, appaiono più allarmanti, proprio per la maggiore fragilità dell’apparato respiratorio che caratterizza la FC, gli studi che indicano un possibile legame tra paracetamolo e asma. Anche se una conferma definitiva di questa associazione richiede ulteriori approfondimenti, credo che i dati a disposizione suggeriscano che, sia pure in via precauzionale, sia opportuno sconsigliare un utilizzo frequente e prolungato di paracetamolo nei pazienti con FC. Questo, anche in virtù della presenza di possibili alternative efficaci, quali appunto l’ibuprofene, farmaco antiinfiammatorio e antipiretico già soggetto a sperimentazioni controllate su pazienti FC (7,8). Sono stati infatti effettuati studi clinici sull’attività dell’ipobrufene in FC, che hanno dimostrato che l’uso di questo farmaco ad elevate concentrazioni può rallentare la velocità di declino delle funzioni respiratorie, soprattutto nei soggetti giovani. Anche questo farmaco ha comunque dei possibili effetti collaterali, quali dispepsia o altri problemi a livello gastrointestinale, che, almeno in linea di principio, possono essere superiori nei pazienti FC rispetto ai soggetti sani. Sarà quindi opportuno valutare insieme al medico curante gli effetti di tale farmaco sullo specifico paziente e quindi la scelta dell’antipiretico o dell’antinfiammatorio più opportuno.

1) Hinson JA, Roberts DW, James LP. Mechanisms of acetaminophen-induced liver necrosis.Handb Exp Pharmacol. (2010) 196, 369-405.

2) Hutabarat RM, Unadkat JD, Kushmerick P, Aitken ML, Slattery JT, Smith AL. Disposition of drugs in cystic fibrosis. III. Acetaminophen.Clin Pharmacol Ther. (1991) 50, 695-701.

3) Gao L, Kim KJ, Yankaskas JR, Forman HJ. Abnormal glutathione transport in cystic fibrosis airway epithelia. Am. J.Physiol. (1999) 277, L113-L118

4) Roum JH, Buhl R, McElvany NG, Borok Z, Crystal RG. Systemic deficiency of glutathione in cystic fibrosis. J. Appl. Physiol. (1993) 75, 2419-2424.

5) Kelly-Aubert M, Trudel S, Fritsch J, Nguyen-Khoa T, Baudouin-Legros M, Moriceau S, Jeanson L, Djouadi F, Matar C, Conti M, Ollero M, Brouillard F, Edelman A. GSH monoethyl ester rescues mitochondrial defects in cystic fibrosis models. Hum Mol Genet.(2011) 20, 2745-2759.

6) Tirouvanziam R , Conrad CK, Bottiglieri T, Herzenberg LA , Moss RB, Herzenberg LA. High-dose oral N-acetylcysteine, a glutathione prodrug, modulates inflammation in cystic fibrosis. Proc Natl Acad Sci U S A (2006) 103, 4628-4633.

7) Konstan MW, Byard PJ, Hoppel CL, Davis PB. Effect of high-dose ibuprofen in patients with cystic fibrosis. N Engl J Med. (1995) 332, 848-854.

8) Lands LC, Milner R, Cantin AM, Manson D, Corey M. High-dose ibuprofen in cystic fibrosis: Canadian safety and effectiveness trial. J Pediatr. (2007) 151, 249-254

Andrea Battistoni, Università di Roma Tor Vergata


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