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31 Luglio 2014

Quanto è dannoso il fumo di terza mano?

Autore: Lauretta
Argomenti: Ambiente, Varie
Domanda

Buongiorno. Il mio nipotino di 4 anni e mezzo è portatore di due mutazioni della fibrosi cistica: la F508del e la M1137T. Le domande sono: quali danni può arrecargli il fumo di terza mano che gli trasmette qualunque fumatore lo avvicini o lo porti nella propria casa o auto, visto che questo tipo di fumo che aumenta di tossicità man mano che il tempo passa, impregna vestiti e tutto quanto è a contatto con il fumatore? Quale stile di vita deve adottare il fumatore, come forma di prevenzione nei riguardi del bambino, quindi per non peggiorare la sua situazione fisica? Vi ringrazio in anticipo e porgo distinti saluti.

Risposta

La contaminazione degli ambienti con particelle microscopiche depositate dal fumo delle sigarette è dannosa: per ambienti si intendono le pareti domestiche, gli arredi, i tessuti e così via. Questo perché i derivati della nicotina li impregnano e vi permangono per lungo tempo e possono successivamente venire assorbiti non per via aerea, ma probabilmente attraverso la pelle per contatto diretto. Uno studio dell’Università di California, pubblicato su autorevole rivista (1), avrebbe dimostrato, in topi esposti ad ambiente nicotina-impregnato, danni a diversi organi, in particolare fegato e polmoni. Questi danni, chiamati “da fumo di terza mano”, sarebbero simili a quelli provocati dal fumo passivo, detto anche fumo di seconda mano (cioè il fumo di chi è costretto a stare vicino a chi fuma). Lo studio citato è stato molto pubblicizzato dai media; personalmente ci desta qualche sospetto che sia stato realizzato da ricercatori di uno Stato che sta esasperando la politica anti-fumo (ha messo al bando il fumo di sigaretta anche in luoghi aperti, tant’è vero che già adesso non si fuma in alcune spiagge californiane); però lo stesso stato non persegue con altrettanta determinazione norme contro l’inquinamento ambientale provocato dal traffico (Los Angeles è una delle città con il maggior tasso di inquinamento “ambientale” del pianeta). Ma crediamo che vada preso per buono lo sforzo di documentare su modello animale quello che probabilmente potrebbe succedere anche nell’uomo (anche se occorrono conferme).

I maggiori problemi a cui ci sembra possa andare incontro un bambino che vive con parenti stretti fumatori è che, per quanto i parenti si sforzino di non fumare in sua presenza, comunque (prima o poi e più o meno spesso) questo succederà, e quindi in pratica fumerà anche il bambino, con possibili danni da fumo di seconda mano. E probabilmente (questo è in relazione a quanto fumano e dove fumano) creeranno intorno al bambino un ambiente “ricco” di nicotina, quindi con possibili rischi di fumo di terza mano.

Quello che ci sembra altrettanto grave è che, se l’abitudine fra i parenti è molto diffusa, il bambino crescerà con l’idea che fumare è naturale, piacevole e privo di rischi. Fumare è certamente piacevole (per molti), ma il fumo è una dipendenza, questa è la realtà, e chi fuma per prima cosa dovrebbe essere aiutato a prendere atto di questa realtà. Per quanto riguarda gli stili di vita da adottare, ci sembra difficile pensare a dei compromessi (come ad esempio fumare solo all’esterno, fumare solo un certo numero di sigarette). Però possono essere utili a questo scopo: possono dare al fumatore la misura della sua capacità (o incapacità) di controllo del problema e gravità maggiore o minore della dipendenza.

 

  1. Martins-Green M, Adhami N, et Al. Cigarette smoke toxins deposited on surfaces: implications for human health.PLoS One. 2014 Jan 29;9(1):e86391.

G. Borgo


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