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26 Febbraio 2010

Riallenamento allo sforzo nel soggetto che ha subito trapianto bipolmonare

Autore: Daniele
Argomenti: Fisioterapia, Trapianti
Domanda

Salve a tutti, chiedo aiuto per questo piccolo problema che mi affligge. Ecco la mia situazione in breve: sono un ragazzo di 25 anni con fibrosi cistica, tre anni fa ho fatto un trapianto polmonare bilaterale, fortunatamente andato più che bene. Oggi, ho una capacità respiratoria superiore al 110%, e in effetti sto molto bene. Tuttavia, noto ancora di avere una resistenza molto inferiore rispetto alla media. Nonostante possa fare respiri molto profondi mi capita sempre mentre faccio attività fisica di avere il fiatone. In tutto questo il problema vero riguarda le gambe, io penso per un fatto di circolazione. Non riesco a correre più di 3 minuti perchè poi le gambe mi si irrigidiscono e mi fanno male i polpacci. Sono sicuro che sia un problema di circolazione, ma nonostante io mi stia allenando molto e, rispetto a qualche anno fa, vada comunque meglio, non posso non notare la differenza evidente rispetto a qualunque altro ragazzo. Qualunque ragazzo della mia età senza problemi particolari riesce comunque a correre almeno per una decina di minuti. Si tratta di piccoli problemi e io non mi lamento ovviamente, ma vorrei avere qualche consiglio in merito da qualcuno che abbia le necessarie conoscenze in merito. Grazie infinite.

Risposta

I programmi di riallenamento allo sforzo sono una componente importante delle cure nella fase postoperatoria tardiva dei pazienti affetti da Fibrosi Cistica sottoposti a trapianto bipolmonare. L’obiettivo è di migliorare la forza della muscolatura respiratoria e scheletrica, aumentare la tolleranza all’esercizio fisico e alla resistenza, ripristinare un adeguato stato nutrizionale, migliorare la qualità della vita. Tuttavia l’esecuzione di un esercizio fisico comporta un’integrazione funzionale degli apparati respiratorio e cardiovascolare tale da far fronte all’accresciuta richiesta energetica e all’aumentato scambio dei gas respiratori a livello della muscolatura scheletrica. Tutti i malati con FEV1>55% possono esercitarsi allo stesso livello delle persone sane in base alla capacità individuale allo sforzo, secondo un percorso personalizzato, con la supervisione di un fisioterapista esperto ed il controllo medico periodico per la valutazione precoce di segni e sintomi indicatori di alterazioni funzionali.

Nel caso descritto non è chiaro il tipo e l’intensità dell’allenamento eseguito e se la ridotta resistenza sia causata da un problema respiratorio (il fiatone) o muscolare (irrigidimento e dolore ai polpacci). In ogni caso si suggerisce di indagare con i medici di riferimento le possibili cause della sintomatologia tramite:

– la valutazione della condizione del sistema cardiorespiratorio;

– la valutazione degli effetti collaterali dei farmaci inclusi nel piano terapeutico;

– la valutazione degli esami ematochimici.

Dal punto di vista riabilitativo si suggerisce di impostare, una volta escluse controindicazioni legate agli aspetti clinici indagati e in relazione alla capacità funzionale espressa al test da sforzo cardiopolmonare, un programma adeguato di allenamento di resistenza finalizzato al miglioramento della capacità aerobica muscolare e conseguente riduzione della richiesta ventilatoria durante l’esercizio. Il programma di allenamento deve essere basato su attività caratterizzate da diverse combinazioni di frequenza, intensità e durata e monitorato periodicamente con test da sforzo submassimale (Test del cammino), valutazione della dispnea e della fatica muscolare (Scala di Borg). Al programma di allenamento, che includa esercizi di stretching per l’allungamento muscolare e la mobilizzazione delle articolazioni, attraverso l’esecuzione di movimenti di stiramento semplici o complessi, possono essere associate manovre manuali di detensione delle logge fasciali degli arti inferiori.

Francesca Alatri, Coordinatrice Servizio Fisioterapia Centro Regionale FC, Roma


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