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4 Gennaio 2012

Stato dell’arte sul trapianto di insule pancreatiche nel diabete tipo 1 e nel diabete FC

Autore: Anna Maria
Argomenti: Varie
Domanda

Salve, proprio ieri si è parlato in un’intervista televisiva di questa tecnica(il trapianto di insule pancreatiche) che pare risolvere il problema diabete. Ho letto che fra l’altro che è indicata anche per la fibrosi cistica, ma soprattutto ho appreso che si conosce già da molti anni. Vorrei sapere se effettivamente è praticabile, dato che non ne avevo mai sentito parlare, quindi mi chiedo: perchè nessuno ne parla? non potrebbe risolvere uno dei grossi problemi della fibrosi cistica, cioè il diabete? Grazie come sempre.

 

Risposta

Se la nostra interlocutrice usasse il motore di ricerca di questo sito scoprirebbe che di trapianto di pancreas e di insule pancreatiche abbiamo più volte trattato. Si vedano le domande: del 09.02.04 (Trapianto isole pancreatiche), del 13.03.07 (Trapianto di pancreas in fibrosi cistica); del 02.08.11 (Trapianto di pancreas in FC: ancora esperienze molto limitate); del 23.12.11 (Ancora sul trapianto di pancreas in FC).

Il problema sollevato è dunque quello della possibilità di curare il diabete Fc con trapianto di insule pancreatiche. Ricordiamo che le insule del Langherans sono raggruppamenti di cellule, contenute all’interno del pancreas, che secernono insulina ed altri ormoni attivi sul metabolismo glucidico. Queste insule nella fibrosi cistica vengono alla lunga soffocate e quindi spariscono a causa della fibrosi progressiva dell’organo che toglie loro sangue e ossigeno provocando diabete per la mancata secrezione di insulina da parte delle cellule beta di questi organuli.

In effetti da parecchi anni si sta tentando un approccio curativo al diabete classico (non quello FC), chiamato diabete di tipo I, con trapianto di cellule insulari. Le cellule insulari vengono in genere isolate da pancreas di donatore, opportunamente coltivate e trattate e quindi iniettate nella vena porta (la grossa vena che porta il sangue dei visceri al fegato). L’indicazione a tale trapianto sarebbe quella di casi di diabete grave, mal compensati da insulina e soggetti a frequenti e pericolose crisi ipoglicemiche. Si ricorre a tale trapianto (con cellule dello stesso paziente) anche in alcuni casi di asportazione di pancreas per prevenire il diabete. E’ provato che il sistema funziona nel diabete di tipo 1, ma le limitazioni sono molte. Tra esse, la difficoltà di reperire organi da donatori, la necessità di mantenere un trattamento cronico antirigetto che, a sua volta, può essere tossico per le cellule trapiantate, la necessità di ripetere frequentemente il trapianto, il declino nel tempo della vitalità di queste cellule. I risultati sul compenso del diabete infatti sono in genere buoni fino ad un anno dal trapianto ma poi si vanno rapidamente riducendo. I soggetti trattati poi hanno in genere una condizione glicemica più stabile, con meno crisi ipoglicemiche, ma richiedono sempre una certa quantità di supplemento insulinico. Non mancano poi effetti secondari importanti sul fegato (1,).

La prospettiva che si va sviluppando è oggi quella di poter utilizzare cellule staminali, che vengono condizionate ed orientate a differenziarsi in cellule beta pancreatiche. Ne abbiamo parlato anche su questo sito in “Progressi di Ricerca del 20.09.09 (Da cellule adulte del malato cellule staminali per produrre insulina ). Recentemente sono comparsi i studi condotti su cellule embrionali umane fatte differenziare in cellule beta (2,3,4,). Il vantaggio delle staminali, forse utilizzabili anche da fonti non embrionali, come le cellule mesenchimali di midollo osseo (5), sarebbe quello di poter sviluppare notevoli quantità di cellule, superando quindi le attuali limitazioni di donatori. Ma soprattutto si tratterebbe di popolazioni pure di cellule beta, quelle appunto che producono insulina, a differenza della eterogeneità di cellule oggi inevitabile con il prelievo da pancreas di donatore. Vi sono anche tentativi di proteggere queste cellule dall’azione antirigetto incapsulandole in una pellicola di alginato poroso (6).

Nel diabete della fibrosi cistica, che è assai diverso dal classico diabete tipo 1, le esperienze sono ancora molto limitate. Si è ricorso a tale trattamento, con limitati risultati e documentati solo nel breve termine, associandolo a trapianto di polmone o di fegato. Gli ultimi 4 casi sono stati riportati lo scorso anno (7): l’iniezione di cellule da donatore è stata fatta alcuni giorni dopo trapianto. Dei 4 casi, uno ha praticamente esaurito la funzione insulare dopo 6 mesi, gli altri 3 hanno avuto un sensibile miglioramento del controllo della glicemia registrato rispettivamente a 1.5, 2 e 15 anni dal trapianto: tuttavia il bisogno di insulina è rimasto, anche se ridotto mediamente del 50% rispetto alla situazione pre-trapianto.

1. Guo B, Corabian P, Harstall C. Islet transplantation for the treatment of Type 1 diabetes – an update. Institute of Health Economics, Edmonton AB Canada, Report November 2008; pp i-65.
2. Weir GC, et al. Stem cell approaches for diabetes: towards beta cell replacement. Genome Medicine 2011;3:61-70
3. Candiello JE, et al. Role of substrates in diabetes therapy: stem cell differentiation and islet transplantation. Crit Rev Biomed Eng. 2001;39:535-55
4. Basford CL, et al. The functional and molecular characterization of human embryonic stem cell-derived insulin-positive cells compared with adult pancreatic beta cells. Diabetologia. 2012;55:358-71
5. Zanini C, et al. Differentiation of mesenchymal stem cells derived from pancreatic islets and bone marrow into islet-like cell phenotype. PLoS One. 2011;6:e28175. Epub 2011 Dec 16
6. Tich BE, et al. Encapsulated pancreatic progenitors derive from human embryonic stemm cells as a therapy for insulin-dependent diabetes. Diabetes Metab Res Rev. 2011;27:928-32.
7. Kessler L, et al. Combined pancreatic islet-lung transplantation: a novel approach to the treatment of end-stage cystic fibrosis. Am J Transplant. 2010;10:1797-12

G.M.


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