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8 Giugno 2009

Sui possibili effetti collaterali di uno psicofarmaco

Autore: Luana
Domanda

Buongiorno, ho 43 anni e sono affetta da FC in forma piuttosto pesante a livello polmonare (FEV1 40/45%, da sempre) e pancreatico-sufficiente. Il mio psichiatra, per curare un mio limitante disturbo di “derealizzazione”, mi ha prescritto ieri il Fluoxeren (fluoxetina). Leggendo ora il foglietto illustrativo, noto che, fra gli effetti collaterali, può provocare dispnea, faringite e, in casi rari, problemi polmonari e/o fibrosi. Il mio psichiatra è al corrente del fatto che io sono affetta da fibrosi cistica. Secondo il vostro parere, è più opportuno che io non assuma questo farmaco e, in generale, è più opportuno che noi affetti da fibrosi cistica evitiamo di assumere ogni farmaco che riporti, fra gli effetti collaterali anche rari, possibili interessamenti polmonari? O le controindicazioni dei foglietti illustrativi potrebbero solo essere allarmistiche e riportare eventi estremamente rari da non dover destare tale tipo di preoccupazione? Grazie per l’attenzione. Cordialmente.

Risposta

La prescrizione di un farmaco implica sempre da parte del medico una valutazione degli effetti favorevoli e sfavorevoli che il farmaco può produrre; ed è del medico la responsabilità della decisione, come pure il compito di sorvegliare che cosa succede nel paziente a partire dall’inizio della terapia, aggiustare il dosaggio, sopratutto nel caso di terapie continuative, decidere tempi e modi per la sospensione. Quindi, lo psichiatra che in questo caso ha prescritto la fluoxetina (meglio conosciuta con il suo nome commerciale di Prozac) ha valutato che in questo momento c’è bisogno di questo farmaco e il vantaggio di assumerlo è sicuramente superiore ai suoi eventuali effetti sfavorevoli, che a lui sono noti non solo sulla scorta di quanto riferito sul foglietto illustrativo ma anche nella pratica clinica corrente. Quindi, il nostro suggerimento è di avere fiducia nella bontà e necessità della prescrizione. D’altro canto, è anche vero che uno specialista di un altro settore (in questo caso uno psichiatra), pur conoscendo che la sua paziente ha la fibrosi cistica, a volte conosce questa malattia nei suoi aspetti generali, e non nei dettagli. Per questo, il nostro consiglio è anche quello di avvisare il medico di riferimento per la FC del fatto che è stata iniziata questa nuova terapia, in modo che ne sia informato e possa prestare particolare attenzione ad alcuni aspetti su cui il farmaco potrebbe incidere e che sono di sua competenza. Per esempio la fluoxetina, più che interessamenti polmonari estremamente rari, può a volte alterare il controllo glicemico (con ipoglicemia durante la terapia e iperglicemia a seguito ella sua interruzione) e il controllo glicemico è particolarmente delicato in FC. Come pure è segnalato che qualche volta può provocare una diminuzione dell’appetito e perdita di peso; e anche questi aspetti sono importanti in FC. Questo non vuol dire assolutamente che il farmaco non debba essere assunto; vuol dire che i medici che hanno in cura un malato FC a volte possono essere più di uno e tra loro deve esserci collaborazione e possibilmente comunicazione, perchè non è il malato che deve decidere quali farmaci può assumere. Il malato può favorire questa comunicazione, richiedendola e sottolineandone la necessità.

G. Borgo


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