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27 Ottobre 2011

Trapianto polmonare in FC con polmoni ricondizionati ex vivo

Autore: Robin
Argomenti: Trapianti
Domanda

Cosa ne pensate della nuova tecnica di trapianto polmonare ex vivo che stanno attuando in Italia e come è successo alle Molinette. E’ un rischio per il paziente? Chiedo se il polmone “corretto” dà la stessa sicurezza di quello standard che non ha subito traumi. Un cordiale saluto.

Risposta

Il trapianto di polmone da donatore vivente, di cui l’attuale legislazione non consente l’esecuzione in Italia, consiste nel prelievo di due lobi polmonari da due donatori consanguinei, come i genitori di un piccolo paziente con FC, per l’esecuzione di un trapianto bipolmonare. Ma la domanda sembra riferirsi ad un’altra modalità: il trapianto eseguito utilizzando i polmoni di un donatore dopo ricondizionamento ex-vivo (EVLP: ex vivo lung perfusion). Questo prevede che i polmoni vengano prelevati da un donatore a cuore battente ma deceduto dal punto di vista cerebrale. I polmoni prelevati, che vengono sottoposti a tale procedura, sono sani ma temporaneamente deteriorati dal punto di vista funzionale in seguito agli eventi metabolici collegati alla morte cerebrale (edema, mediatori chimici, secrezioni endobronchiali) e quindi non potrebbero essere utilizzati per il trapianto. La tecnica di ricondizionamento ex-vivo consente di effettuare una vera e propria toilette del polmone e dei bronchi, rimuovendo mediatori chimici dannosi, acqua in eccesso nel tessuto polmonare, e aspirando le secrezioni all’interno dei bronchi. Alla fine di tale trattamento, che dura circa 4 ore, è possibile effettuare una valutazione della funzione degli organi e quindi decidere se effettivamente sono trapiantabili. Tale tecnica è stata utilizzata in Italia per la prima volta presso il nostro centro trapianti e con essa sono stati effettuati con successo già due trapianti bipolmonari a due giovani pazienti con FC utilizzando organi non ritenuti idonei da altri centri trapianti ma poi opportunamente trattati con EVLP.

Tale tecnica consente di recuperare organi scartati in prima istanza ma potenzialmente validi dopo opportuno trattamento, quindi sicuramente è uno strumento valido per aumentare le chance di trapianto per un paziente in lista d’attesa. I centri al mondo dove si esegue il ricondizionamento ex-vivo dei polmoni stanno aumentando ma le casistiche sono ancora esigue. I primi dati che mettono a confronto i trapianti eseguiti dopo ricondizionamento ex-vivo con quelli eseguiti con tecnica standard non rilevano differenze di complicanze a breve termine (1 anno dal trapianto). Sono necessari ovviamente dati su casistiche più ampie e follow-up più lunghi.

Prof. Luigi Santambrogio, Direttore Divisione di Chirurgia Toracica, Policlinico, Milano


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