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15 Dicembre 2006

Necessario il magnesio per l’azione mucolitica di rhDNase (pulmozyme)

15/12/2006 - G.M.

Il pulmozyme (rhDNase) è un farmaco assai efficace nel fluidificare le secrezioni bronchiali di pazienti CF attraverso la sua azione di degradazione delle intricate fibre di DNA che vengono liberate in grande quantità dall’enorme numero di globuli bianchi che soccombono all’interno dei secreti bronchiali purulenti quando c’è infezione. Tuttavia, si sa che non tutti i pazienti in trattamento aerosolico rispondono a tale trattamento. Un gruppo di ricercatori belgi (1) crede di aver dato una sufficiente spiegazione al successo o all’insuccesso della terapia.

Essi hanno visto che i pazienti CF che non rispondono al trattamento hanno nello sputo livelli di magnesio (e anche di potassio) più bassi rispetto ai pazienti che rispondono. In un gruppo di non rispondenti, hanno anche visto che l’aggiunta in vitro di rhDNase allo sputo, al contrario dei rispondenti, non aveva alcun effetto sulle prove di viscosità e di elasticità né il farmaco mostrava effetto di degradazione delle fibre di DNA dello sputo. Il magnesio è noto infatti essere un co-fattore della degradazione enzimatica del DNA ad opera del rhDNase. La sua azione è indiretta, attraverso la neutralizzazione dell’effetto inibente su rhDNase da parte di una proteina secreta a livello bronchiale, l'”actina”.

In un secondo esperimento gli autori dello studio hanno supplementato per 14 giorni un gruppo di pazienti CF non rispondenti al pulmozyme e con bassi livelli di magnesio nello sputo. Hanno ottenuto un significativo aumento nella concentrazione di magnesio nello sputo, non raggiungendo peraltro i livelli critici utili all’azione desiderata per il pulmozyme.

Questo studio ha parecchie limitazioni, soprattutto perché focalizza sul solo magnesio la responsabilità di inefficacia del rhDNase, trascurando altri possibili fattori, certamente in causa in un sistema così complesso com’è il secreto bronchiale purulento di un paziente CF: basti pensare alle componenti batteriche ma anche alle molteplici sostanze derivate dall’infiammazione che potrebbero apportare elementi biochimici che compromettono l’integrità e l’efficacia del farmaco.. Viene trascurato anche il ruolo del potassio, che pure ha dato bassi livelli nello sputo dei non rispondenti. Certamente questo del magnesio è uno spunto di rilievo che merita di essere sviluppato, non solo per l’efficacia del pulmozyme ma anche per correggere contemporaneamente disturbi possibili e poco studiati nei pazienti CF (es. crampi muscolari) correlati o correlabili alla carenza di magnesio osservata in molti casi. Gli autori dello studio suggeriscono che la supplementazione per via orale di magnesio, con dosi adeguate e per tempi prolungati, più di quelli sperimentati nello studio, potrebbe rappresentare una strategia di cura promettente.

1) Sanders NN, et al. Role of magnesium in the failure of rhDNase therapy in patients with cystic fibrosis. Thorax 2006;61:962-968