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18 Febbraio 2016

L’inalazione di bicarbonato può avere realmente una prospettiva terapeutica?

Autore: Antonio
Argomenti: Aerosol, Nuove terapie
Domanda

Gentile Fondazione, ho letto con gioia i positivi risultati degli studi pilota sul bicarbonato e muco fibrocistico. Alla luce degli ottimi risultati, mi chiedo come ci si dovrebbe muovere adesso e in che direzione gli studi svilupperanno le certezze acquisite da questo studio. Test su animali? Test su pazienti? E in che tempi? Grazie.

Risposta

La domanda fa riferimento a una nostra recensione sui risultati di uno studio finanziato da FFC (4.02.16: Possibilità di inalare bicarbonato per sciogliere il muco FC). Occorrono alcune importanti precisazioni. Si tratta di uno studio in vitro su muco di pazienti FC, che parte dalla nozione ben acquisita che la proteina CFTR è un canale situato sulla membrana apicale delle cellule epiteliali che serve alla secrezione dello ione cloro, ma anche di altri ioni e principalmente dello ione bicarbonato (HCO3-). Il bicarbonato avrebbe la funzione di espandere le fibre di muco, che possono così idratarsi per una normale scorrevolezza, appena secrete dalle cellule e dalle ghiandole bronchiali. La mancanza o il difetto della proteina CFTR nella fibrosi cistica comporta quindi non solo il difetto di secrezione di cloro ma anche di quella di bicarbonato. Ed è stato dimostrato su modelli animali (piccoli suini) che il bicarbonato secreto a livello respiratorio è fondamentale per consentire al muco prodotto di espandersi e di idratarsi, diventando così normalmente scorrevole, e che la mancanza di bicarbonato sulla superficie bronchiale dei maialini con FC comporta una eccessiva densità e viscosità del muco, che tende quindi a stagnare nelle vie aeree e a mantenersi aderente alla loro superficie.

E’ stato così ipotizzato che l’inalazione di bicarbonato avrebbe potuto avere effetti misurabili sulla viscosità del muco FC. Questo è stato dimostrato, con un approccio tecnologico molto preciso e sofisticato, nello studio sopraccitato. Tuttavia, si tratta di uno studio pilota, da cui era peraltro necessario partire. Ora è necessario capire come sia possibile portare il bicarbonato presso la superficie delle vie aeree, soprattutto di quelle più periferiche, laddove sappiamo avviene l’azione di espansione delle fibre del muco: al momento non sappiamo se ciò che è stato dimostrato in vitro possa riprodursi anche in vivo, cioè nelle persone FC che eventualmente assumono la sostanza per aerosol. Abbiamo anche bisogno di sapere quanto può durare l’effetto di una somministrazione di bicarbonato, stante che l’espansione del muco appena secreto avviene con continuità: questo è indispensabile anche per stabilire la frequenza delle eventuali somministrazioni.

Pensiamo peraltro che le informazioni derivate da quello studio e le tecnologie in esso applicate possano consentire di sviluppare studi per capire quanto i farmaci correttori del difetto di CFTR siano in grado di normalizzare il muco FC appena secreto. I primi studi di questo tipo potrebbero utilizzare in vitro le colture cellulari primarie, derivate da bronchi di malati FC che hanno avuto trapianto polmonare.

G.M.


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