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9 Maggio 2018

Requisiti di indagine genetica per Procreazione Medicalmente Assistita

Autore: Maria
Domanda

Buonasera, vorrei un approfondimento delle tante informazioni già trovate sul polimorfismo 5T/7T. Mi spiego meglio. Dopo esami genetici per una PMA, sia io che mio marito siamo risultati negativi a mutazioni per quanto riguarda la fibrosi cistica, ma a mio marito è stato individuato il suddetto polimorfismo in eterozigosi. Le mutazioni indagate sono state 152. Dopo il fallimento della PMA omologa, abbiamo deciso di procedere con una PMA eterologa con donazione di ovociti da fare in uno stato estero (Repubblica Ceca). A questo punto ho fatto presente la problematica al centro che dovrà seguirci e ci hanno detto che i test per la FC che usualmente praticano sulle donatrici ricerca circa 50 mutazioni e che questo copre il 90% delle mutazioni più importanti. Vorrei sapere se questa differenza di mutazioni indagate sia legato a un fattore geografico o sia solo un’indagine meno approfondita da parte loro. In più, considerando che mi sento meno sicura rispetto a quanto mi avevano detto durante la consulenza genetica (con i miei ovuli il rischio era 1:10000) vorrei sapere se non sia il caso di approfondire le analisi di mio marito sul polimorfismo verificando il tratto TG. Grazie

Risposta

Diamo risposta a questa domanda mettendo in rilievo, come al solito, aspetti di interesse generale. Per una risposta personale sarebbero necessari altri dettagli sui test genetici in questione; abbiamo dato notizia su questo sito di un test che indaga 188 mutazioni (1), che è stato allestito e validato nella popolazione italiana, ma probabilmente non è lo stesso a cui la coppia si è sottoposta.
Come informazioni di utilità generale possiamo dire che:
– maggiore è il numero delle mutazioni che il test indaga, minore è il rischio residuo nel soggetto risultato negativo a quel test di essere portatore di una qualche mutazione rarissima non compresa fra quelle indagate;
– il tipo e la frequenza delle mutazioni del gene CFTR possono variare da popolazione a popolazione e quindi, oltre al numero di mutazioni, è importante sapere in quale popolazione il test è stato validato (cioè sperimentato nella sua capacità diagnostica), perché questo potrebbe condizionare la percentuale di detezione di mutazioni che quel test realizza.

Il centro estero a cui ci si rivolge conosce certamente l’etnia e l’origine territoriale delle donne a cui ricorre per la donazione degli ovuli; in questo caso è stato riferito che le donne donatrici vengono sottoposte a un test che indaga 50 mutazioni del gene CFTR, che rappresenterebbero il 90% delle mutazioni conosciute. Bisogna però sapere se questo 90% è un dato generico o si riferisce alla popolazione a cui appartiene la donatrice. Infatti il dato generale va applicato alla singola persona e alla sua origine etnica e territoriale; in base a queste informazioni si può calcolare il rischio residuo di essere portatrice che ha quella persona, anche se è risultata negativa al test. Il genetista che conosca questo rischio residuo può calcolare il rischio di coppia di avere un figlio con fibrosi cistica (combinando il rischio residuo della donatrice con il rischio residuo del partner).

Per quanto riguarda l’indagine sul complesso allelico poli-T, il nostro suggerimento è che il partner, che è risultato negativo alla ricerca di un ampio pannello di mutazioni CFTR, ma portatore di 5T/7T , esegua l’approfondimento genetico consistente nella ricerca del tratto TG. Solo nel caso di 5T con un TG lungo (uguale o superiore a 12), la presenza di 5T assume una rilevanza ai fini del rischio riproduttivo per fibrosi cistica; altrimenti si può considerare irrilevante.

1. Un nuovo test genetico per fibrosi cistica (188-CF-NGS) costruito su misura per la popolazione italiana, 13/11/2017

G. Borgo


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