Secondo questo studio la prima comparsa di Pseudomonas non è in relazione con un peggioramento clinico.
Ci sono evidenze sul fatto che l’infezione cronica da Pseudomonas aeruginosa si associ nella maggior parte dei casi ad un più rapido declino della funzionalità respiratoria, un aumento dei ricoveri e alla lunga una diminuzione dell’attesa di vita. Ma l’infezione cronica è preceduta da una fase in cui Pseudomonas c’è e non c’è (infezione intermittente): a questo livello oggi sembra opportuno intervenire, per ritardare o prevenire la progressione verso l’infezione cronica. Perciò le linee guida attuali sottolineano l’importanza delle diagnosi precoce e del trattamento antibiotico di Pseudomonas, anche in assenza di sintomi. Resta il fatto che l’andamento clinico dopo la prima acquisizione di Pseudomonas non è del tutto chiaro: alcuni studi, condotti in era “pre” trattamento “eradicante”, associano la comparsa ad un netto peggioramento delle condizioni generali; altri, realizzati più di recente, hanno dati risultati contrastanti, quindi rimane aperto il problema se considerare il primo Pseudomonas un “evento sentinella”, foriero o no di peggioramento clinico.
Questa ricerca (1) ha voluto aggiungere un contributo alla questione, esaminando retrospettivamente una popolazione di bambini (838) assistiti presso vari centri americani nel periodo 2004-2006 e tutti Pseudomonas-negativi all’inizio dello studio. I dati sono quelli del Registro americano, l’osservazione ha avuto una durata media di 4,6 anni, nel corso dei quali 431 bambini hanno acquisito Pseudomonas (età media 6,5 anni), 407 rimangono Pseudomonas negativi. Quelli diventati Pseudomonas positivi vengono seguiti per una media di 2,6 anni a partire dalla prima comparsa: che cosa succede? Succede che non c’è differenza tra l’andamento della loro funzionalità respiratoria e quella degli altri senza Pseudomonas, quello che li rende diversi è una maggior frequenza di esacerbazioni infettive (il tasso di esacerbazione per paziente e per anno aumenta del 40%) e maggior frequenza di isolamento di Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA) e Stenotrophomonas maltophilia (gli autori segnalano il rischio che il trattamento antibiotico aggressivo selezioni batteri resistenti). In tutti e due i gruppi i percentili della crescita migliorano.
Come era da attendersi in base all’applicazione delle linee-guida americane, il gruppo di quelli diventati Pseudomonas positivi è stato intensamente trattato con antibiotici nei primi sei mesi dopo la prima comparsa (non viene detto, ma che almeno in parte questi pazienti fossero asintomatici): il 91% ha ricevuto antibiotici antiPseudomonas per aerosol (con o senza ciprofloxacina per bocca) e il 17% per via endovenosa.
Questo intervento “inquina” inevitabilmente i risultati: come sarebbero andate le cose se non fossero stati trattati? Purtroppo oggi nell’era del trattamento eradicante non potremo più avere questa risposta (come si fa a “non trattare” se le linee guida più autorevoli suggeriscono di trattare?). Inoltre, sappiamo che per quanto riguarda la funzionalità respiratoria FC, è la sua evoluzione nel tempo quella che conta; il periodo (medio) di due anni e mezzo di osservazione è abbastanza limitato e lascia aperto il dubbio che in un arco di tempo più esteso l’evoluzione potesse assumere un trend diverso. Quindi la necessità sarebbe di avere ricerche prospettiche “a lungo termine” sia sul significato clinico della prima comparsa di Pseudomonas sia sull’efficacia del trattamento eradicante.
1) Zemanick ET, EmersonJ, Thompson V, et all. “Clinical outcomes after initial Pseudomonas acquisition in cystic fibrosis”. Pediatric Pneumology 2015; 50:42-48