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30 Gennaio 2015

Le esacerbazioni respiratorie in FC non si giovano del trattamento antibiotico aerosolico. Note su accessi venosi impiantabili e su nutrizione artificiale con PEG

Autore: Francesca
Domanda

Buongiorno. Mia figlia di 34 mesi affetta da FC ha da questo Luglio continuamente la tosse. Inizialmente è stata ricoverata per presenza di Micoplasma, ma la tosse persisteva, sino a quando a novembre un tampone ha rilevato la presenza di Pseudomonas aeruginosa. E’ stata ricoverata per terapia in endovena (ricovero molto sofferto perché la bimba a causa di una grossa difficoltà nel trovare le sue vene veniva punta una grossa quantità di volte!). Siamo rientrati a casa e la tosse è ritornata. La bambina sembra sempre nauseata e mangia pochissimo! Forse dovremo fare un altro ricovero (dopo aver fatto analisi del sangue ed rx torace)! Le mie domande sono queste: la bambina ha appena avuto un ricovero traumatizzante, si potrebbe trattare a casa con cura aerosolica che, da quanto ho capito è altrettanto efficace? Poi volevo chiedere un’informazione riguardo all’ inserimento di cateteri venosi fissi e della Peg, come vengono inseriti e con quali requisiti. Ne ho già parlato col mio Dottore con il quale ho un buon rapporto, ma ci tenevo ad avere il vostro parere!!! Con grande stima.

Risposta

Per trattare una esacerbazione respiratoria, come immaginiamo sia il caso descritto nella domanda, si ricorre abitualmente ad un trattamento antibiotico guidato dai risultati dell’antibiogramma, scegliendo l’antibiotico o l’associazione di antibiotici risultati al test di laboratorio attivi contro il batterio più recentemente isolato. A seconda della gravità dell’esacerbazione e della disponibilità di antibiotici attivi, si può ricorrere alla loro somministrazione per bocca, ma nelle esacerbazioni più importanti o nella loro resistenza al trattamento si preferisce ricorrere alla via venosa, fino alla stabilizzazione della situazione clinica. Non è utile invece trattare una esacerbazione respiratoria per via aerosolica. Questa viene riservata a trattamenti lunghi e continuativi per controllare lo stato di infezione cronica di base.

Quanto ai “cateteri venosi fissi”, il probabile riferimento è agli “accessi venosi impiantabili”. Si tratta di inserire un catetere attraverso una grossa vena fino a farlo giungere all’atrio destro del cuore. Questi accessi si impiegano in genere in soggetti con stato di malattia avanzata che abbisognano di cicli antibiotici per via venosa molto frequenti o, in casi più rari con difficoltà ad alimentarsi per bocca, per attuare una alimentazione artificiale per via venosa, chiamata “nutrizione parenterale”. Su questo si vedano in “domande e risposte”: Accessi venosi centrali con sistema completamente impiantabile: la complicanza trombotica e il suo tempestivo trattamento (domanda del 28.10.13) e Accesso venoso centrale totalmente impiantabile: il Port-a-cath (domanda del 23.09.12). Al posto della comune agocannula, vi sono anche dei sistemi intermedi che usano cateteri venosi, detti “midline”: sono cateteri di media lunghezza che vengono inseriti per lungo tratto in vene periferiche. Ma questi hanno tutte le difficoltà di reperimento della vena periferica adatta indicate nella domanda.

Quanto al sistema PEG, questo riguarda l’alimentazione artificiale con un tubicino inserito nello stomaco attraverso un foro praticato sull’addome: è impiegato nelle situazioni di malnutrizione grave in cui è difficile somministrare cibo in misura adeguata per bocca. Si veda in proposito la domanda del 04.12.08: Alimentazione con gastrostomia (PEG) in fibrosi cistica.

G. M.


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