Sei in Home . Informati . Domande e Risposte . Stenotrophomonas maltophilia: un batterio di non sicuro impatto sull’evoluzione della malattia polmonare FC

9 Ottobre 2011

Stenotrophomonas maltophilia: un batterio di non sicuro impatto sull’evoluzione della malattia polmonare FC

Autore: Flower
Domanda

Gentili dottori, da novembre 2010 nel mio espettorato viene trovato lo Stenotrophomonas maltophilia, che all’antibiogramma risulta essere resistente praticamente a tutto. I medici mi dicono di stare tranquillo perché comunque può essere combattuto in caso di infezione, sostenendo che le prove in vitro non corrispondono precisamente all’azione sull’essere umano. Ho fatto un ciclo di Levoxacin di 15 giorni e poi uno di Bactrim di 20. Dopo il ciclo di Bactrim sembrava che quel batterio non ci fosse più ma nell’ultimo escreato di settembre è di nuovo presente in concentrazione maggiore di 1000.000. Ho molta paura. È un batterio aggressivo? Cosa mi succederà se mi viene una bronchite? Mi conviene ritentare una eradicazione o attendo che mi dia sintomi pesanti? Cosa devo fare? Grazie

Risposta

I germi patogeni più comunemente responsabili delle infezioni polmonari in pazienti con FC sono P.aeruginosa, S. aureus e H. influenzae. Meno frequentemente vengono isolati dalle vie aeree altri batteri Gram negativi non fermentanti il glucosio, come A. xylosoxidans, S. maltophilia e microrganismi appartenenti a B. cepacia complex. S. maltophilia, oltre a colonizzare le vie aeree dei pazienti FC, è un importante patogeno ospedaliero in pazienti non affetti da FC, soprattutto in soggetti immunocompromessi. S. maltophilia è un germe diffuso sia nell’ambiente ospedaliero che in ambito domestico; viene isolato soprattutto in ambienti umidi e in sistemi idrici. Talora è stato isolato in ampolle di apparecchi per la terapia aerosolica non adeguatamente disinfettate e asciugate. Le prime segnalazioni del germe (un tempo noto come Xanthomonas maltophilia) nelle colture di pazienti FC risalgono agli anni 1970, cui sono seguite sporadiche segnalazioni fino agli ultimi anni, in cui l’isolamento del germe è diventato molto frequente. La prevalenza di S. maltophilia può variare molto da centro a centro, ma di solito è compresa fra il 3 e il 7%. Tale ampia variabilità nei tassi di prevalenza nei diversi centri può in parte essere attribuita alle diverse capacità diagnostiche dei laboratori di microbiologia.

S. malthophilia è resistente a differenti classi di antimicrobici. All’espressione di diversi meccanismi di resistenza, sia innati che acquisiti, è da attribuire la resistenza agli antibiotici betalattamici, ai chinoloni, ai carbapenemi, alle cefalosporine, anche se alcuni ceppi sono sensibili al ceftazidime. Doxiciclina, cloramfenicolo e ticarcillina sono i farmaci più attivi, inibendo l’80%, 70% e 50% degli isolati, rispettivamente. Levofloxacina e trimetoprim/sulfametossazolo (Bactrim o altre specialità) sono di solito efficaci; quest’ultimo è stato a lungo il farmaco di scelta nel trattamento delle infezioni da S. malthophilia, ed anche oggi è attivo in una percentuale variabile dal 14,5% al 34,4%. Nel caso i ceppi batterici dimostrino resistenza ai singoli antibiotici, possono essere utilizzate associazioni di farmaci, la cui efficacia in associazione può essere testata da mani esperte in laboratori particolarmente attrezzati.

I suggerimenti che il germe possa essere combattuto con efficacia appaiono quindi pienamente condivisibili. Il fatto che, a seguito di trattamento, S. malthophilia non sia stato isolato non è sorprendente. Come si verifica per altri patogeni, il germe potrebbe essere stato eradicato, oppure potrebbe essersi verificata una detersione spontanea oppure il germe potrebbe non essere emerso nel materiale biologico esaminato. La presenza nel successivo espettorato potrebbe essere attribuibile a una ricolonizzazione (il germe non è infatti raro nell’ambiente) o alla ricrescita di ceppi soppressi ma non eradicati dal trattamento ricevuto. Solo studi molecolari sui ceppi isolati, di solito non facilmente eseguibili, potrebbero teoricamente chiarire la problematica.

Contrariamente ad altri patogeni FC, si conosce ancora abbastanza poco su questo germe. Vari studi segnalano un incremento degli isolamenti di S. maltophilia in corso di trattamenti antibiotici per via inalatoria e anche dopo l’utilizzo di chinolonici per os. Nonostante siano sempre più numerose in letteratura le segnalazioni di un aumento nella frequenza di isolamento di S. maltophilia in pazienti con fibrosi cistica, il ruolo del germe sul decorso della malattia polmonare non è ancora perfettamente definito. La presenza cronica del germe nelle vie aeree può essere ritenuta un fattore di rischio per le esacerbazioni polmonari. Mediamente, tuttavia, l’impatto di S. maltophilia sulla malattia polmonare appare modesto. Uno studio condotto su ampia casistica (Registro Nord Americano) ha dimostrato che il riscontro del germe nelle vie aeree dei pazienti FC non ha impatto sulla sopravvivenza dei pazienti FC nel breve periodo rispetto ad altre infezioni da Gram negativi.

Anche se esistono esperienze aneddotiche sull’eradicazione di S. maltophilia, linee guida della Società Europea FC suggeriscono che il trattamento eradicante dovrebbe essere tentato nei confronti di ogni patogeno presente a livello delle vie aeree. L’attesa dei “sintomi pesanti” non è mai da consigliare al paziente. Nei confronti di qualsiasi patogeno è indicato attenersi scrupolosamente alla prevenzione di infezioni causate da altri patogeni respiratori concomitanti (virali e batterici), alla regolare frequenza al Centro FC per verificare la situazione clinica e alla ricerca di quei sintomi sfumati che possano consentire al medico di intervenire in maniera tempestiva e efficace.

Bibliografia

De Vrankrijker AM, Wolfs TF, Van der Ent CK. Challenging and emerging pathogens in cystic fibrosis. Paediatr Respir Rev. 2010;11:246-54.

Magni A, Giordano A, Mancini C et al. Emerging cystic fibrosis pathogens: incidence and antimicrobial resistance. New Microbiol. 2007: 30: 59-62.

Waters V, Ratjen F. Combination antimicrobial susceptibility testing for acute exacerbations in chronic infection of Pseudomonas aeruginosa in cystic fibrosis. Cochrane Database Syst Rev. 2008 Jul 16;(3):CD006961.

Elborn JS. Identification and management of unusual pathogens in cystic fibrosis. J R Soc Med. 2008 ;101 Suppl 1:S2-5.

Colin AA, Rabin HR. Stenotrophomonas maltophilia in cystic fibrosis: guilty or innocent? Am J Respir Crit Care Med. 2011 ;183:564-6.

Dalboge C.S, Hansen C.R, Pressler T et al. Chronic pulmonary infection with Stenotrophomas maltophilia and lung function in patients with cystic fibrosis. J Cyst Fibros 2011; 10: 318-25.

Goss CH, Otto K, Aitken ML, Rubenfeld GD. Detecting Stenotrophomonas maltophilia does not reduce survival of patients with cystic fibrosis. Am J Respir Crit Care Med. 2002 ;166:356-61.

Goss CH, Mayer-Hamblett N, Aitken ML, Rubenfeld GD, Ramsey BW.

Association between Stenotrophomonas maltophilia and lung function in cystic fibrosis. Thorax. 2004 ;59 :955-9.

Döring G, Hoiby N; Consensus Study Group. Early intervention and prevention of lung disease in cystic fibrosis: a European consensus. J Cyst Fibros. 2004;3:67-91.

Giovanni Taccetti e Valeria Galici, Centro Regionale FC, Osp. Meyer. Firenze


Se hai trovato utile questa risposta, sostieni la divulgazione scientifica

Dona ora