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13 Febbraio 2014

Procreazione medicalmente assistita: dalla parte dell’uomo

Autore: Marco
Domanda

Intanto grazie della disponibilità che ci mettete nel rispondere, per niente scontata, visto che mi devo rivolgere a Voi per avere una risposta che avrebbe dovuto darmi il chirurgo che mi ha operato per una TESE (privatamente) ma che ora non si fa trovare nè via email nè sms nè telefonando direttamente su cellulare, probabilmente perchè i 2100 € li ha già avuti. Sembrava il mio maggiordomo un anno fa, prima di operarmi. Dunque, il referto, a seguito dell’intervento, recita quanto segue. “Dati anamnestici: azoospermia in paziente con fibrosi cistica. Materiale inviato: testicolo dx. Sede prelievo: testicolo dx. Reperto istologico: didimo con tubuli seminiferi zaffati di elementi della linea germinale con parziale arresto maturativo a livello degli spermatociti. Lieve la riduzione degli elementi maturi. Normali le cellule di Leydig e di Sertoli. Diagnosi istologica: didimo con arresto maturativo parziale. Sono state recuperate 7 paiette (A suo dire ottimo risultato per una tese). Successivamente è stata fatta una fecondazione in vitro di 10 ovociti, se ne sono fecondati 8 e alla fine siamo arrivati a 4 embrioni di cui uno morto a seguito dello scongelamento”. La mie domande sono le seguenti. Si potrebbe pensare che i miei spermatozoi possano avere delle anomalie cromosomiche, in base al sopracitato referto? Mi sono rimaste 6 paiette (provette per contenere il materiale prelevato da congelare, ndr): non sarebbe il caso di utilizzarne un paio per fare qualche test per capire se hanno problemi, e se si, quante paiette occorrono per fare un test? Non era il caso di fare prima un test sugli spermatozoi (mi è stato detto dal centro PMA che sono stati selezionati con il metodo della “rinfrangenza”, se non ho capito male il termine), prima della fecondazione in vitro? La mia compagna ha trent’anni ed a seguito di tre transfert non è mai iniziata la gravidanza. La motivazione potrebbe stare nelle anomalie genetiche degli spermatozoi o nella semplice sfortuna visto che l’utero non ha problemi? Ho letto su un forum (quindi non affidabile totalmente), che la causa potrebbe stare nella mancata maturazione lungo il didimo degli spermatozoi, e quindi se si va a fare una TESE l’ideale sarebbe pescare nel didimo e non nel testicolo, perchè in quest’ultimo gli spermatozoi non avrebbero quelle proteine necessarie per “legarsi” successivamente nell’utero?! Vi ringrazio della immensa disponibilità per niente scontata, e mi scuso se sono stato poco chiaro.

 

Risposta

Purtroppo non esistono test che possano dare una risposta su eventuali alterazioni cromosomiche di spermatozoi recuperati da TESE. Questo, in quanto l’esiguo materiale che viene recuperato con queste procedure dall’uro-andrologo chirurgo e fornito al biologo della riproduzione nei Centri di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), o viene utilizzato completamente a fresco per avere il massimo di possibilità di formazione di un embrione oppure viene criocongelato, per essere utilizzato in tentativi differiti nel tempo. In quest’ultimo caso sappiamo che lo scongelamento, oltre a ridurre mediamente del 50% il numero degli spermatozoi potenzialmente utilizzabili per la PMA, li rende “inservibili” per eventuali test (valutazione della quota di frammentazione del DNA contenuto negli spermatozoi e valutazione delle ” aneuploidie”, ovvero alterazione del numero dei cromosomi contenuti negli spermatozoi). Questi test possono essere applicati solo sugli spermatozoi presenti nel liquido seminale e non sul materiale recuperato attraverso TESE. Si usano quindi nel caso di pazienti che hanno spermatozoi nel loro eiaculato e le cui partner sono andate incontro a tentativi infruttuosi di FIVET, nell’ipotesi che la causa dell’insuccesso sia dovuta alla presenza di spermatozoi con corredo cromosomico alterato. Va ricordato però che in generale i risultati in termini di gravidanza, cioè bimbo in braccio, con le metodiche di fecondazione assistita “in vitro”, nella fascia di età della donna intorno ai 30 anni non superano il 20-25%. Cioè su 100 donne che arrivano a questo tipo di tecnologia solo 20-25 rimangono in stato interessante e portano a termine la gravidanza, le altre 75-80 non arrivano alla gravidanza.

NOTA DELLA REDAZIONE

E’ possibile che il test a cui fa riferimento il lettore sia il test della rifrangenza che in alcuni centri di PMA viene applicato anche sul materiale TESE, perché è un metodo che sfrutta solo l’osservazione degli spermatozoi (e non la manipolazione diretta che presupporrebbe perdita di integrità del materiale cromosomico). Gli spermatozoi vengono colpiti da un particolare fascio di luce e, in condizioni patologiche, quelli infertili (in particolare immobili e necrotici) sono privi di birifrangenza, a causa dell’assenza di una corretta struttura cellulare. Niente però il test dice per quanto riguarda la possibilità che gli spermatozoi abbiano anomalie cromosomiche e/o genetiche; il test si applica in particolare nei casi di ripetuti fallimenti riproduttivi in cicli precedenti.

 

 

Prof. Alessandro Natali, Responsabile Servizio Andrologia Urologica, Clinica Urologica 1 - Università di Firenze


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