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18 Maggio 2017

Il rischio genetico per FC in popolazioni non di pelle bianca: valutazione oggettiva e soggettiva del rischio

Autore: Hu
Domanda

Buongiorno Dottori,
stiamo per affrontare una PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) e, dallo screening genetico su FC, non siamo risultati portatori. Però, poiché sono di razza cinese, il medico che ci segue mi ha detto che non hanno potuto vedere tutte le mutazioni possibili, per cui potrebbe rimanere un rischio residuo compreso tra lo 0,003 e lo 0,01%. Dobbiamo preoccuparci? Questa notizia ci ha messo molto in ansia. Abbiamo bisogno del vostro prezioso parere per decidere se andare avanti con laPMA. Grazie anticipatamente e un cordiale saluto.

Risposta

Il problema generale sollevato da questa domanda è se il test per il portatore sano di mutazioni CFTR eseguito in popolazioni diverse da quelle di pelle bianca di origine europea o nordamericana possa identificare i portatori sani di fibrosi cistica anche nelle popolazioni di pelle gialla o nera.
Fino a qualche decennio fa si riteneva che la fibrosi cistica nella popolazione gialla non esistesse e fosse molto rara in quella nera; in seguito si è visto che invece c’è, anche se meno frequente, soprattutto nella popolazione africana ma anche in quella asiatica. Un problema è anche la capacità di riconoscere e diagnosticare la malattia in queste popolazioni. Se non viene diagnosticata, può sembrare molto più rara di quello che è. Conoscendo l’incidenza della malattia (numero di quanti soggetti nascono con la malattia rispetto al totale dei nati in una determinata popolazione), è possibile risalire al numero di portatori, altrimenti non riconoscibili perché non hanno sintomi. La frequenza stimata dei portatori sani di fibrosi cistica nella popolazione asiatica oscilla intorno a 1 su 200, dato che è ben diverso dall’1 su 25 della nostra popolazione europea. Quindi, si parte da un rischio di essere portatore che negli asiatici è molto minore. Però, c’è il fatto che potrebbero esserci alcune mutazioni del gene CFTR presenti negli asiatici che noi non conosciamo, per cui il test che viene applicato, e che comprende le mutazioni più diffuse nella popolazione bianca, potrebbe lasciarsi sfuggire una mutazione “asiatica”, non inclusa nel pannello di indagine. Questo porterebbe nell’asiatico/a a un risultato di non portatore o non portatrice, quando invece lo può essere.

Per quanto riguarda la domanda, il rischio che questo accada ci sembra veramente molto piccolo: da 0,003% a 0,01%. Ma non siamo sicuri che quello riportato sia il rischio residuo di essere portatore dopo aver fatto il test; potrebbe anche essere il rischio di avere un bambino con la fibrosi cistica. Sia nell’uno sia nell’altro caso ci sembra un rischio veramente molto basso. C’è da tener presente però che non c’è attualmente nessun test disponibile che lo possa rendere pari a zero (sia il rischio residuo di essere portatore che il rischio di avere un bambino con FC).

Attenzione: la nostra valutazione di rischio molto basso può non coincidere con quella che può fare chi ci scrive. Molti studi hanno dimostrato che la valutazione della grandezza di un rischio (di qualsiasi natura esso sia), compreso quello che riguarda i risultati dei test genetici, è estremamente soggettiva, legata cioè a fattori personali. Ed è in genere la valutazione soggettiva che ha maggior peso nelle scelte che conseguono all’analisi genetica. Per questo, è solo attraverso il colloquio di consulenza genetica che questo argomento può essere approfondito, portando paragoni pratici con il rischio di altri eventi che occorrono nella nostra vita e cercando di capire se è stato compreso dagli utenti l’ordine di grandezza che i numeri esprimono.

Infine dobbiamo aggiungere che né l’analisi del cariotipo (i cromosomi), né l’analisi di tutti i geni-malattia e loro mutazioni oggi conosciuti (se mai fosse possibile), potrebbero fornire la garanzia della nascita di un bambino sano. Il risultato normale di questi accertamenti diminuisce in piccola parte quello che il genetista chiama il rischio riproduttivo generico, cioè il rischio che il bambino di una coppia giovane e sana, senza precedenti di malattie genetiche manifeste in famiglia, nasca con qualche malattia. Tale rischio è stimato essere circa del 3% a ogni gravidanza. Per altri dettagli consigliamo la lettura della risposta del 22/01/2008 “Cariotipo e genotipo: malattie cromosomiche e malattie genetiche” e quella del 15/01/07 “Quando si dice: i nostri geni sono tutti a posto”.

G. Borgo


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