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12 Settembre 2012

Diagnosi prenatale FC: il caso di una coppia con bimba SMA, in cui un genitore è risultato portatore sano di mutazione CFTR

Autore: Giuliana
Domanda

Salve, vorrei chiedere un consiglio: mio marito ed io abbiamo fatto screening per fibrosi cistica (abbiamo una bimba con la SMA e, scottati dalla prima esperienza, abbiamo deciso di fare il test genetico). Mio marito è risultato portatore della mutazione c.1624G>T nel gene CFTR, io negativa. In caso di gravidanza, dovendo fare villocentesi x diagnosi prenatale per SMA (Atrofia Muscolare Spinale), ho richiesto anche il test della FC, ma la genetista mi ha detto che non c’è indicazione, vista la mia negatività. Vorrei un vostro parere a riguardo.

Risposta

Questa domanda ci riporta all’argomento “coppia a rischio intermedio per fibrosi cistica”. Scrivendo “rischio intermedio” nel motore di ricerca del sito compariranno molte risposte già date e molte informazioni. Diamo di nuovo una sintesi del problema. A nostro avviso queste sono le informazioni che il colloquio con un genetista esperto di FC dovrebbe fornire, nel caso della coppia a rischio intermedio.

La coppia a rischio intermedio è quella in cui un partner ha fatto il test ed è risultato portatore di una mutazione CFTR (in questo caso c.1624G>T, che è un altro modo di indicare la mutazione G542X) e l’altro invece è risultato negativo. In realtà “negativo” vuol dire che non è portatore delle mutazioni che il test ha indagato. Non esiste un test in grado di indagare “tutte” le mutazioni del gene CFTR esistenti e quindi non esiste un test che dia al soggetto che risulta “non portatore” la sicurezza al 100% di non esserlo. Più ampio è il pannello di mutazioni indagate, più approfondito il test e quindi minore per il soggetto che risulta “negativo” la probabilità di essere portatore di qualche mutazione rara che non è compresa nel pannello. Per questo si dice che il soggetto negativo al test è in realtà un soggetto “a basso rischio di essere portatore” e questo rischio è tanto più basso quanto più approfondito il test (1°, 2° , 3° livello, ci sono informazioni sul sito). Il genetista, che può valutare il tipo di test eseguito, può fornire anche la valutazione dell’entità di questo rischio “residuo”.

Il soggetto risultato negativo a un test genetico di 1° livello (il più comunemente usato, che indaga le mutazioni CFTR più frequenti) ha un rischio “residuo” di essere portatore intorno a 1 su 100 circa (era 1 su 25 prima del test). Per diminuire ulteriormente il rischio residuo, il soggetto “negativo” al test di primo livello può eseguire un test di secondo livello: se risulta negativo anche a questo, il suo rischio residuo di essere portatore diventa ancora più basso. Però il test più approfondito potrebbe mettere in luce anche varianti del gene CFTR di significato sconosciuto e questo, invece che facilitare, potrebbe complicare le decisioni.

La coppia formata da un portatore FC e un soggetto con rischio residuo pari a 1 su 100 circa ha un rischio di avere un bambino con FC nè basso nè alto (è detto “intermedio”): questo rischio si può stimare pari a 1 su 400 (= 0,2%). Anche qui il genetista può essere più preciso.

La malattia FC si verifica quando nel corredo genetico del soggetto sono presenti due mutazioni del gene CFTR. Nel caso della coppia a rischio intermedio, il feto ha il 50% di probabilità di ereditare la mutazione del genitore portatore e il 50% di probabilità di non ereditarla. La diagnosi prenatale può dire se l’ha ereditata oppure no.

Quindi la diagnosi prenatale ha il 50% di probabilità di poter escludere la presenza di FC: questo succede quando esclude che il feto abbia ereditato la mutazione del genitore portatore (se anche ce ne fosse un’altra sconosciuta ereditata dall’altro genitore, il feto sarebbe solo portatore, ma non malato, perché la malattia è data dalla presenza di due mutazioni CFTR).

Però la diagnosi prenatale ha anche il 50% di probabilità di non poter escludere la malattia FC e dare una risposta incerta, quando diagnostica che il feto ha ereditato la mutazione identificata nel genitore portatore. Infatti il rischio di FC a quel punto si stima pari a 1 su 200 (= 0.5%) circa, quindi maggiore di quello precedente la diagnosi prenatale (era 1 su 400) , ed è determinato dal fatto che una mutazione è già stata trovata e non si può escludere il rischio che ci sia una seconda sconosciuta ereditata dall’altro genitore.

I servizi di diagnosi prenatale inseriti nel Sistema Sanitario Nazionale eseguono questo accertamento solo se il feto ha rischio elevato di FC. Infatti un servizio pubblico deve, per ragioni istituzionali, praticare interventi e indagini di chiara validità e utilità, in cui i benefici siano superiori ai costi e ai rischi della procedura. Poichè nel caso della gravidanza con rischio “intermedio” di FC, tale rischio è intorno a 1 su 400 (0.2%), quindi non elevato, e la diagnosi prenatale ha il 50% di probabilità di poter escludere la malattia, ma contemporaneamente ha il 50% di probabilità di dare una risposta incerta, in genere i servizi pubblici non ritengono opportuno eseguirla.

G. Borgo


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