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7 Aprile 2016

Insufficienza pancreatica e dosaggio enzimi pancreatici in soggetto che ha subito ampia resezione del pancreas

Autore: Angela
Domanda

Buongiorno, scrivo per mia mamma che circa dieci mesi fa è stata operata al pancreas: per un adenocarcinoma, sono stati asportati testa e corpo dell’organo. Ha fatto anche sei mesi di chemioterapia e ora, dai vari esami, sembrerebbe tutto ok. Il problema è che non riesce a prendere peso, anzi diminuisce. E’ vero che non mangia esageratamente, ma non capisco perché continui a calare. Assume 1 capsula a colazione, a pranzo e a cena di Creon 10.000: vorrei sapere se il dosaggio è troppo basso o, al contrario, troppo alto rispetto a quello che mangia e soprattutto quale medico mi deve dare indicazioni al riguardo. Siamo di Napoli e l’intervento è stato eseguito al Cardarelli. Grazie mille.

Risposta

L’asportazione chirurgica di una grossa parte del pancreas (testa e corpo nel caso della domanda) comporta sicuramente un certo grado di insufficienza pancreatica. E’ la ragione per cui si somministrano enzimi pancreatici con lo scopo di compensarne il difetto di secrezione e quindi di assicurare una regolare digestione dei cibi. Il dosaggio degli enzimi (creon in questo caso) dipende però dalla valutazione di quanta funzione pancreatica sia residuata. Per questo ci sono degli approcci semplici, come la determinazione nelle feci (in almeno due campioni) della elastasi-1 fecale. Più complessa è la determinazione della perdita di grassi con le feci, su una raccolta completa di feci per 72 ore. Talora asportazioni massicce di pancreas, come nel caso della domanda, consentono ancora una discreta funzione residua ma questo va verificato. In effetti, 10.000 unità di Creon 3 volte al giorno è un dosaggio modesto nel caso fosse molto compromessa la funzione pancreatica residua. Circa la perdita di peso, va detto che certamente può essere in causa l’insufficienza pancreatica, ma vi possono essere anche altre ragioni, tra cui i problemi legati alla malattia di fondo, al trattamento chemioterapico e anche all’apporto alimentare.
In questi casi è necessaria una consulenza con uno specialista gastroenterologo ed eventualmente con un nutrizionista.

G. M.


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