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14 Marzo 2011

Mutazioni stop e farmaco Ataluren

Autore: Francesco
Domanda

Salve, sono un paziente FC di 29 anni. Chiesi già nell’agosto informazioni circa una mia mutazione, la 2789+5G->A classe V. Ora finalmente ho avuto risposta per la seconda mutazione, che è risultata essere la E585X, presumibilmente una classe I. Ho visto su pubmed che per questa mutazione sono state anche create linee di staminali e che questa mutazione è autoctona in Italia. Su genetSickkids si legge che la mutazione porti alla formazione di un codone di Stop del tipo UAA. Il Farmaco Ataluren (PTC124) sembra essere attivo in vivo in tutti e 3 i codoni di stop, ma in vitro sembra preferire UAG e UGA. La domanda quindi è proprio su questo: sapete se ci sono studi in corso, almeno in vitro, per le altre mutazioni nmCF? Pensate che Ataluren possa funzionare su questa mutazione? Sarà possibile quando uscirà sul mercato (speriamo nel 2013) per noi con una Classe I provare il farmaco? Causerà problemi sull’entità di splicing in presenza di un’altra mutazione di classe V? Vi ringrazio anticipatamente, rinnovando la mia stima per il vostro lavoro.

 

Risposta

E585X è mutazione abbastanza rara. Nell’indagine fatta nel 2005 in 7282 cromosomi di pazienti FC era stata trovata in 10 cromosomi su 7282 indagati, con una frequenza quindi dello 0,17% (1). Per fare un paragone, nella stessa indagine la DF508, la mutazione più frequente, era presente nel 52.3% dei cromosomi, e la 2789+5G>A nell’1.88%. E585X è stata trovata in popolazioni del Sud Italia (2), ma anche della Serbia, del Montenegro e della Croazia (3). E’ una mutazione nonsenso o “stop”, quindi probabilmente di classe I. Significa che la mutazione crea un segnale, formato da una specifica sequenza del codice genetico, che arresta la sintesi della proteina. Questo segnale dovrebbe essere normalmente presente in corrispondenza della fine della sintesi, quando la proteina è lunga 1480 aminoacidi, invece con queste mutazioni compare prematuramente, in questo caso quando la proteina ha raggiunto la lunghezza di 585 aminoacidi. Per questo l’Ataluren, il farmaco in grado di “riparare” le mutazioni stop riavviando la sintesi della proteina, si chiama anche PTC124, dove PTC sta per “Premature Truncated Codon”, cioè molecola che riavvia i codoni (parti del gene) troncati prematuramente.

Le sequenze del codice genetico che rappresentano segnali di stop sono solo e sempre tre, contraddistinte da una diversa sequenza di basi nucleotidiche: UAA, UAG, UGA. Una proteina può essere arrestata da una mutazione che introduce lo stop attraverso il codone UAA, oppure da un’altra mutazione che introduce UAG e un’altra ancora UGA. L’ipotesi riportata dal nostro colto lettore è che l’Ataluren agisca maggiormente su alcune mutazioni stop invece che su altre, in quanto agirebbe maggiormente sui codoni di stop UAG e UGA piuttosto che su UAA (che è quello della sua mutazione). In effetti, alcuni studi in vitro, in cui le mutazioni utilizzate sono state G542X e W1282X, suggerirebbero una diversa efficienza del farmaco a seconda del tipo di codone di stop incontrato. Ma non ci sono ipotesi chiare per spiegare il fatto, perché il meccanismo è molto complesso e oltre al tipo di codone di stop sembrerebbe importante anche la sequenza del RNA messaggero presente dopo lo stop ed anche la quantità di proteina prodotta anche se “troncata” (4).

L’Ataluren è un farmaco che è oggetto di grandissimo interesse da parte della ricerca in quanto le mutazioni stop intervengono anche in numerose altre malattie genetiche, oltre alla fibrosi cistica: per esempio nella distrofia muscolare, nell’emofilia, in alcune forme di sordità, nell’atrofia muscolare spinale. Se il farmaco funziona per le mutazioni del gene della fibrosi cistica, dovrebbe funzionare anche per le mutazioni del gene di altre malattie, perché il meccanismo di stop alla base del difetto genetico è lo stesso. E, in effetti, anche per alcune di queste sono in corso trial clinici con Ataluren (5).

Riguardo a quelli realizzati in FC, il trial di fase 2 in pazienti FC, di cui abbiamo dato notizia (6,7) indicava una certa variabilità di risultati clinici, come se ci fossero alcuni pazienti “responders” ed altri “non responders”; ma non ci sono informazioni o ipotesi che colleghino al tipo di mutazione stop in gioco negli uni o negli altri.

Il trial di fase III con Ataluren, avviato nel 2009, dovrebbe essere quasi nelle fasi conclusive e alcuni risultati preliminari dovrebbero aversi già in ottobre 2011. Nel frattempo gli stessi soggetti che hanno completato lo studio sono stati richiesti di partecipare ad un “prolungamento” della ricerca, che prevede che Atularen sia somministrato “in aperto” (mentre prima al paziente veniva assegnato “random” cioè a sorte e senza che si sapesse se era il farmaco o una sostanza placebo) e per un altro anno, in modo da verificarne l’efficacia e la sicurezza a lungo termine. Per partecipare ad entrambi gli studi il criterio era la presenza nel genotipo di almeno una “qualsiasi” mutazione stop (8).

Non sappiamo quando Atularen uscirà sul mercato, se si intende con questo termine quando sarà in commercio. Con tutta probabilità prima di allora saranno avviati altri trial clinici, che richiederanno numeri ancora maggiori di pazienti, ed è anche possibile che possano essere creati gruppi di pazienti con diverse mutazioni stop per fare un confronto.

Non ci sono ragioni per pensare che Atularen interferisca con il meccanismo con cui agiscono le altre mutazioni CFTR, tipo le mutazioni splicing. Si può invece dire che su queste altre mutazioni non eserciti alcun effetto, dal momento che il meccanismo con cui esse agiscono è del tutto diverso. Inoltre, il farmaco ha superato le prove volte a testare in particolare il fatto di non provocare effetti collaterali sfavorevoli (sicurezza e innocuità, obiettivi dei trial di fase II) .

Utilizzando cellule di tessuto placentare, derivate da due gravidanze in cui il feto aveva in una genotipo DD508/E585X e nell’altra DF508/3849+10kbC>T sono state create delle linee cellulari di staminali pluripotenti (capaci in teoria di trasformarsi in tessuti di vario tipo) con i genotipi corrispondenti (9). Effettivamente linee cellulari possono essere utili per la ricerca. I ricercatori hanno bisogno di avere cellule molto simili a quelle del malato, per indagare in particolare i meccanismi alla base del difetto genetico e gli effetti su questo dei possibili farmaci. A questo proposito ricordiamo che la Fondazione FFC ha sta creando un servizio per la messa a disposizione di progetti di ricerca linee cellulari derivate da polmoni espiantati di pazienti che hanno ricevuto un trapianto polmonare.

1) Orizzonti FC; volume 2, Numero 3, 23 Novembre 2006, pagina 27
2) Castaldo G et all “Comprehensive cystic fibrosis mutation epidemiology and haplotype characterization in a southern population”, Ann Hum Genet 2005; 69:15-24
3) Knezevic J et all “Analysis of cystic fibrosis gene mutations and associated haplotypes in the Croatian population”, Genet Test 2007; 11 (2): 133-8
4) Linde L and Kerem B : “Introducing sense into nonsense in treatments of human genetic diseases”, Review , Trends in Genetics 24; 11: 552-563
5) www.clinicaltrials.gov
6) Studio clinico di fase III con PTC 124“, 08/01/2009
7) PTC124: un farmaco orfano che ha superato due studi di fase II“, 01/01/2011
8) www.cff.org
9) Deleu S et all “Human cystic fibrosis embryonic stem cell lines derived on placental mesenchymal stromal cells”, Reprod Biomed Online 2009; 18(5):704-16l

 

G.Borgo


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