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28 Agosto 2012

Quando conviene fare amniocentesi per la diagnosi prenatale di FC

Autore: Ada Carlotta
Domanda

Buongiorno, ho 32 anni e, a seguito di PMA (Procreazione medicalmente Assistita) sono finalmente in attesa di due gemelli dizigoti dopo 5 anni di matrimonio. Prima del concepimento io e mio marito ci siamo sottoposti ad analisi genetiche ed io sono risultata portatrice sana di FC (“è stata identificata in eterozigosi la mutazione R347H, sostituzione al nucleoide 1172G>A che converte il codone 347 da arginina in istidina”), mentre mio marito non è risultato portatore di alcuna mutazione tra quelle ricercate, con polimorfismo Tn risultato 7T/9T in eterozigosi. Al laboratorio mi hanno specificato che l’indagine riguardava le mutazioni più comuni e che pertanto mio marito avrebbe potuto allargare l’indagine alla scoperta di mutazioni più rare, che loro non eseguivano. Ora sono alla 14° settimana ed io e mio marito non ce la sentiamo di fare amniocentesi tra 2 settimane, dopo tanti anni di tentativi, perchè non vorremmo esporci al minimo rischio. Mi rimetto comunque alla vostra esperienza e competenza per avere dei consigli. Questi i quesiti: 1) l’amniocentesi è un valido esame per scoprire la malattia FC? 2) conviene far sottoporre mio marito ad indagini ad ampio spettro sulle mutazioni rare di Fc per meglio calcolare le probabilità di un feto malato e quindi optare per amniocentesi? 3) in tal caso quale laboratorio conoscete per tali indagini, considerato che vivo a Napoli? 4) la mutazione di cui sono portatrice che sintomi conosciuti porta nella malattia? Vi sono infinitamente grata per l’attenzione e la disponibilità che mi avete dedicato. Complimenti per il vostro sito ed il vostro lavoro. Cordiali saluti.

Risposta

1) L’amniocentesi NON è un valido esame per scoprire la malattia FC , a meno che i genitori non sappiano di essere entrambi portatori e conoscano la mutazione di cui sono portatori. Solo se sono conosciute le mutazioni di entrambi i genitori attraverso l’amniocentesi è possibile dire se il feto è affetto o non è affetto da fibrosi cistica. Questo discorso vale anche per la villocentesi (prelievo di un frammento di placenta), che è l’altra tecnica usata per eseguire la diagnosi prenatale, in genere alla 10° settimana di gestazione. L’amniocentesi (eseguita di solito a partire dalla 16° settimana di gestazione) consiste nel prelievo di una piccola quantità di liquido amniotico, il liquido che circonda il feto all’interno del sacco amniotico. In questo liquido sono presenti cellule che derivano dal feto stesso (in genere cellule di desquamazione della cute). Da queste cellule viene estratto e analizzato il DNA del feto: viene fatta diagnosi di malattia FC solo se si trovano due mutazioni CFTR. E’ meglio quindi che siano i genitori a sottoporsi al test per sapere se sono portatori e procedere con la diagnosi prenatale solo se entrambi risultano portatori. Saranno le mutazioni di entrambi quelle che verranno cercate nel feto.

2) Se si conosce la mutazione di un solo genitore, l’amniocentesi ci potrà dire se è presente o assente quella mutazione: se non è presente, il sospetto di FC si può escludere; se è presente, il sospetto di FC non si può escludere. Ci viene chiesto se sia opportuno che l’altro genitore, dopo essere risultato negativo ad un test genetico che ricerca le più frequenti mutazioni CFTR, si sottoponga ad un approfondimento con un test che indaghi anche la presenza di mutazioni rare (“test di secondo o terzo livello”) (1). E’ difficile dare una risposta, perché a questo approfondimento il genitore potrebbe risultare di nuovo negativo e questo farebbe diminuire il rischio di malattia FC nel feto. Ma potrebbe anche risultare portatore di qualche “variante” del gene di cui non si conoscono gli effetti (non si potrebbe dire se innocua o capace di dare malattia) e perciò a quel punto sarebbe impossibile stimare il rischio di malattia FC nel feto (1).

3) Importante è una buona consulenza genetica su questi problemi così complessi: suggeriamo a Napoli il riferimento al laboratorio e soprattutto al genetista prof. Giuseppe Castaldo del centro “CEINGE-Biotecnologie Avanzate” (tel 081-3737859).

4) La mutazione R347H è attribuita alla classe IV e, per quello che si sa, considerata “lieve”: vuol dire che combinata con un’altra mutazione del gene CFTR dà la malattia FC, ma con sintomi probabilmente più leggeri che nelle forme “classiche” di malattia. Infatti, prevalentemente il pancreas non è colpito e la presenza di Pseudomonas aeruginosa, un batterio caratteristico dei polmoni dei malati FC classici, è meno frequente rispetto alle forme classiche (con entrambe le mutazioni di tipo “severo”). In base ad alcune prove di laboratorio si ritiene che le mutazioni di classe IV siano suscettibili all’effetto terapeutico del nuovo farmaco Kalydeco (2)

1) http://www.fibrosicisticaricerca.it/domanda-e-risposta/Test-genetico-FC-quando-procedere-con-indagini-di-2-e-3-livello, 17/10/2008

2) “Kalydeco e mutazioni di classe IV” Domanda del 27/05/2012

G. Borgo


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